sabato 27 giugno 2009
Lavorando
Sono arrivato alla semi conclusione del backstage del film di Heather Parisi, sembra dal suo blog che il montaggio proceda a buon ritmo, sono contento. Abbiamo fatto un "making of..." di un'ora e trentasei minuti, roba da matti. Prossima settimana mi attende un nuovo montato di una clip con Anna Falchi protagonista, quindi si lavoricchia, per fortuna. Speriamo in altri lavoretti anche nei periodi più particolari della stagione, vedi Luglio e Agosto.
mercoledì 3 giugno 2009
martedì 26 maggio 2009
Tre vecchie reliquie


Il primo computer che arrivò a casa fu il Commodore 64 - avevo sei anni e mi piaceva da pazzi. Avevamo due cassette che potevamo inserire dentro a questo mangianastri, il problema è che era parecchio difettoso e non sempre si riusciva a far partire il giochetto.

Il terzo

Ovviamente i miei giochetti preferiti (da buon ragazzino) erano il calcio, le macchine, mi ricordo un gioco su Dick Tacy, parecchio difficile, mentre degli altri ne ho perso il ricordo, anche perchè ne avevamo parecchi.
Comunque, dei tre, l'unico che è sopravvissuto al tempo e alla stanchezza è l'Amiga 600. Il commodore 64 lo smontai tutto ma non riuscii più a rimontarlo quindi lo buttai, mentre il Sega lo vendemmo per non so cosa. Oggi, come oggi lo vorrei riavere per farmi qualche partitina. ^^
sabato 23 maggio 2009
Antichrist
La nuova fatica di Lars Von Trier non è un film assolutamente per tutti e infatti in sala c'era un mugugnio di voci, un finto tossire che rompeva quella sacralità estrema proveniente dal grande schermo, spesso quadri viventi - consiglio di vederlo assolutamente al cinema. Le scene di sesso, l'infibulazione, e altri tipi di violenze "carnali" non possono non farti suscitare sbigottimento (spesso mi sono sentito intimidito) proprio perchè visivamente molto crude, ma per chi conosce questo regista, soprattutto contestualizzando quel tipo di violenza, il tutto diventa realismo, d'impatto, soffocante, come al solito quasi documentaristico. Non ci sono veli, non c'è pietà, e in fondo è un continuum nelle opere di Lars; la passione (al contrario) viene vissuta con una intensità sempre più negativa, l'ossessione, la paura nella natura (il respiro di Satana) alla fine diventa violenza. Film difficile, visivamente "astuto",la scena iniziale vale il prezzo del biglietto, che non può non rimanerti dentro e per questo va visto con coraggio ma anche con attenzione. Attori superbi, anche se il doppiaggio della Gainsburg è sbagliato, voce troppo da ragazzina di sedici anni, non gli dona giustizia.

venerdì 22 maggio 2009
I miei figli si chiameranno..
Se un giorno dovessi avere dei figli, "baratterei" (spesso è la donna che decide?) con la mia futura sposa questi nomi.
GIORGIA Deriva dal greco gheòrghos e significa agricoltore.
JAMILA
MATTIA Nome ebraico composto dalle radici matht (dono) e yah (forma abbreviata di Yavè che vuol dire Dio). Significa quindi dono di Dio.
SAMUELE Deriva dall'ebraico e significa ascoltato da Dio
SAVERIO Ha origini spagnole. Per alcuni studiosi deriva da Xavier e significherebbe splendente. Per altri studiosi invece è un nome etnico che indica quindi un luogo d'origine.
GIORGIA Deriva dal greco gheòrghos e significa agricoltore.
JAMILA
MATTIA Nome ebraico composto dalle radici matht (dono) e yah (forma abbreviata di Yavè che vuol dire Dio). Significa quindi dono di Dio.
SAMUELE Deriva dall'ebraico e significa ascoltato da Dio
SAVERIO Ha origini spagnole. Per alcuni studiosi deriva da Xavier e significherebbe splendente. Per altri studiosi invece è un nome etnico che indica quindi un luogo d'origine.
giovedì 21 maggio 2009
Ho perso la comunicazione
E' molto semplice, ho perso lo spirito nel comunicare. Giorno dopo giorno mi rendo conto che non ha senso scrivere in questo blog, perchè a nessuno interessa sapere cosa ho da dire. Non lo dico per frignare, lo penso davvero, soprattutto quando dall'altra parte ci si aspetta un ricambio, una visita al proprio sito, al proprio blog, il fine ultimo è sempre se stessi. La comunicazione, al di là della rete, è continuamente minata dalla voglia di rendersi riconoscibili, come personalità, come entità più intelligente, eppure non si fa altro che parlare a noi, senza interpellare l'altro, scappando dalle relazioni, fuggendo dallo scambio, dalla possibile connessione tra due o più vite.
Per me è difficile comunicare, spesso tendo a isolarmi, perdo i miei obiettivi concreti, mi distacco dal mondo relazionale, anzi tendo a evitarlo, spesso lo ignoro, ma inegual misura, a volte sento la necessità di parteciparvi. Come un'onda sinusoidale, mi copro e mi scopro, mostrando paure e certezze. Gli altri? Sento, che non gli interesso, se non come attaccamento alla propria persona, con valide eccezioni. In fondo da me si aspettano ancora molto, eppure so di non dover dare nulla, se non aggiungere alla mia consapevolezza altra consapevolezza. Quello che faccio non ha una valenza accrescitiva, senza dubbio a fasi alterne (come ho già detto) ri-scopro l'essenza delle cose, ma volontà del micro-mio-cosmo o di altro, mi ritrovo a percorrere con lucidità, ma soprattutto senza interlocutori; una verità, un'ipocrisia, una meschinità, anche della mia persona, anzi direi soprattutto della mia persona. Gli altri, nel frattempo, forse, fanno altrettanto, chi più chi meno - senza condivisione, sempre più lontani dal percepirci a vicenda come un'unica forza. E forse sta proprio qui la mancanza di comunicazione, ci sentiamo poco partecipi collettivamente, perchè come unico obiettivo abbiamo la preoccupazione di preservare la nostra integrità a discapito di un affetto, di un sentimento.
Ultimamente, ho avuto la fortuna-sfortuna di ritornare a casa senza un fisso incarico di lavoro. Eppure ci potrebbero essere tante cose da fare, ma inutilmente lascio scorrere il tempo senza dover per forza impegnarmi in qualche cosa - pigrizia, ma anche necessità di staccare con il sistema che ci circonda, che principalmente non ho voluto, non ho scelto, non mi appartiene.
La morsa è anche il legame della mia famiglia che per troppo amore mi incita a stare, a partecipare, a stabilizzare il mio essere nel mondo sociale. A volte vorrei avere un'indipendenza, proprio per accontentare tali esigenze, senza dare spiegazioni, per non fingere niente, per aver carta bianca sulle decisioni, per essere libero di costruire o decostruire le mie scelte, andare avanti non per accumulo ma per passione. Ah, sarebbe davvero un bel modo per crescere, secondo me.
Emilz in una notte di poco sonno.
Per me è difficile comunicare, spesso tendo a isolarmi, perdo i miei obiettivi concreti, mi distacco dal mondo relazionale, anzi tendo a evitarlo, spesso lo ignoro, ma inegual misura, a volte sento la necessità di parteciparvi. Come un'onda sinusoidale, mi copro e mi scopro, mostrando paure e certezze. Gli altri? Sento, che non gli interesso, se non come attaccamento alla propria persona, con valide eccezioni. In fondo da me si aspettano ancora molto, eppure so di non dover dare nulla, se non aggiungere alla mia consapevolezza altra consapevolezza. Quello che faccio non ha una valenza accrescitiva, senza dubbio a fasi alterne (come ho già detto) ri-scopro l'essenza delle cose, ma volontà del micro-mio-cosmo o di altro, mi ritrovo a percorrere con lucidità, ma soprattutto senza interlocutori; una verità, un'ipocrisia, una meschinità, anche della mia persona, anzi direi soprattutto della mia persona. Gli altri, nel frattempo, forse, fanno altrettanto, chi più chi meno - senza condivisione, sempre più lontani dal percepirci a vicenda come un'unica forza. E forse sta proprio qui la mancanza di comunicazione, ci sentiamo poco partecipi collettivamente, perchè come unico obiettivo abbiamo la preoccupazione di preservare la nostra integrità a discapito di un affetto, di un sentimento.
Ultimamente, ho avuto la fortuna-sfortuna di ritornare a casa senza un fisso incarico di lavoro. Eppure ci potrebbero essere tante cose da fare, ma inutilmente lascio scorrere il tempo senza dover per forza impegnarmi in qualche cosa - pigrizia, ma anche necessità di staccare con il sistema che ci circonda, che principalmente non ho voluto, non ho scelto, non mi appartiene.
La morsa è anche il legame della mia famiglia che per troppo amore mi incita a stare, a partecipare, a stabilizzare il mio essere nel mondo sociale. A volte vorrei avere un'indipendenza, proprio per accontentare tali esigenze, senza dare spiegazioni, per non fingere niente, per aver carta bianca sulle decisioni, per essere libero di costruire o decostruire le mie scelte, andare avanti non per accumulo ma per passione. Ah, sarebbe davvero un bel modo per crescere, secondo me.
Emilz in una notte di poco sonno.
venerdì 15 maggio 2009
Ma che fine ho fatto?
E' passato un pò di tempo dall'ultimo post inserito in questo blog, ben cinque mesi abbondanti. Beh, al mio ritorno ho dovuto dare una bella sistemata, c'era parecchia polvere, alcuni quadri storti e una puzza di chiuso terrificante. Il faro, la mia vista verso l'orizzonte, un pò dimenticata, spero non opacizzata.
Non ho tanta voglia di scrivere, neanche di parlare, quindi mi taccio di nuovo, con la speranza di trovare un pò di sana voglia di fare.
Non ho tanta voglia di scrivere, neanche di parlare, quindi mi taccio di nuovo, con la speranza di trovare un pò di sana voglia di fare.
mercoledì 31 dicembre 2008
Idol part 2 - Japan & Anime
4. HARUKI MURAKAMI

Haruki Murakami è sicuramente lo scrittore che più mi ha impressionato negli ultimi tempi. I suoi personaggi si confondono e si mescolano con il mondo onirico, a volte perdendo la strada, in altre ritrovandola. Uno dei miei scrittori preferiti.
5. TEKKONKINKREET & MICHAEL ARIES
6. ISAO TAKAHATA
Un altro maestro del cinema giapponese "neorealista". Con "Una tomba per le lucciole" mi ha commosso per aver toccato temi importanti come la guerra, attraverso gli occhi di due bambini. L'ultimo recupero, ieri sera, "Ricordi goccia a goccia". Un film bellissimo, introspettivo, di cambiamento, ma anche di riscoperta. Un viaggio attraverso i ricordi di una ragazza ormai nel mondo delle scelte.
lunedì 29 dicembre 2008
Idol
Vorrei fare una classifica delle cose che più seguo e più mi attraggono nella mia vita. Non è un elenco del primo posto a scendere è soltanto una lista di persone, di artisti, di aziende e quant'altro che fanno della mia vita un contorno, spesso arricchendolo di fatti, di passioni e di emozioni.
Sprayliz è il trampolino di lancio di uno dei fummettisti più importanti del nostro paese: Luca Enoch, ideatore e disegnatore tra l'altro di altre due femmine come Gea e Lilith. Elizabeth è una graffitara bisex, in perenne conflitto contro la società burbera e prepotente idealizzata dal sindaco corrotto. Questo mese sono riuscito a recuperare (in fumetteria) tutta la serie di 11 albetti uscita negli anni '90, interrotta dall'editore e mai più ripresa.
1. HAYAO MIYAZAKI
Come avrete notato dal mio ultimo post sullo Studio Ghibli, questo grande artista (ma anche per molti altri migliaia di fan in tutto il mondo) rappresenta nel mio immaginario filmico una delle punte diamanti da ricordare e studiare per carpire tanti segreti celati. Dietro le sue opere si celano tesori per tutti, per chi vuole coglierli ovviamente, quindi non esagero se mostro molta simpatia per quest'uomo.
2. Marco TravaglioQuesto giornalista, entrato nel mondo dei più grazie a dissacranti indagini contro i potenti, rappresenta la speranza per un'informazione "diversa". Qualcuno lo critica per la sua ossessione a Berlusconi, io lo stimo per il suo sincero lavoro contro la corruzione, il malaffare, i poteri "sinistri" e quant'altro.
3. Sprayliz
Sprayliz è il trampolino di lancio di uno dei fummettisti più importanti del nostro paese: Luca Enoch, ideatore e disegnatore tra l'altro di altre due femmine come Gea e Lilith. Elizabeth è una graffitara bisex, in perenne conflitto contro la società burbera e prepotente idealizzata dal sindaco corrotto. Questo mese sono riuscito a recuperare (in fumetteria) tutta la serie di 11 albetti uscita negli anni '90, interrotta dall'editore e mai più ripresa.
martedì 16 dicembre 2008
Studio Ghibli Inside
Totoro ("Il mio vicino Totoro")
Successivamente (parliamo del 1988-89) Miyazaki propose due storie diverse, ma allo stesso tempo simili. Si tratta de "Il mio vicino Totoro" e "Kiki consegne a domicilio". Altri due piccoli capolavori sull'indipendenza, sul passaggio dall'età adolescenziale a quella un pochino più adulta.
Negli anni successivi, fino a oggi con (Porco Rosso, La principessa Mononoke, La città incantata e Il castello errante di Howl), Miyazaki ha di nuovo ritoccato e riesplorato il suo cinema, ampliandolo a dismisura, rendendolo sempre più vicino a una visione di vita saggia e matura. La contrapposizione del bene e del male, nelle opere di Miyazaki (più prepotentemente in quelle di Takahata) non regge, perchè il male diventa a sua volta il bene (succede spesso, per esempio la perfida strega nel Castello errante di Howl, o i presunti pirati cattivi in "Laputa: il castello nel cielo"), quindi la sottigliezza tra quello che è giusto e quello che è sbagliato evolve secondo un unico criterio: quanto più le persone si avvicinano all'amore, l'odio e la desolazione si allontanano scacciando presunti mostri.
Questa è la lista dei film che ho recuperato (in attesa di una nuova distribuzione in dvd) e che consiglio a tutti.
Nausicaä della valle del vento (1984)
Laputa: il castello nel cielo (1986)
Una tomba per le lucciole (1988) di Isao Takahata
Il mio vicino Totoro (1988)
Kiki consegne a domicilio (1989)
Porco Rosso (1992)
On Your Mark (1995) (videoclip per il duo giapponese Chage & Aska)
Principessa Mononoke (1997)
La città incantata (2001)
Il castello errante di Howl (2004)
I racconti di Terramare (2006)
martedì 25 novembre 2008
Il dr. Stranamore

lunedì 24 novembre 2008
Sighma

Un futuro indefinito. Un mondo vuoto. Una sola, gigantesca Città. E, al di fuori di essa, il risveglio di un uomo sotto un sole che non c'è: la mente sgombra dai ricordi, l'unica traccia di un'identità perduta è una lettera greca tatuata su torace: "Sighma". Inizia così il percorso per ritrovare sé stesso di un individuo in apparenza normale, ma la cui esistenza precedente ha lasciato solo tracce inquietanti. Chi era? Perché sa combattere come un guerriero esperto? Perché nulla lo turba o lo spaventa, perchè nessuno conosce il suo vero nome? La Città è un labirinto di dubbi, e la Verità, sempre ammesso che esista, si trova là dove nessuno può accedere…
Questa è la trama del nuovo "Romanzo a fumetti", uscita annuale di casa Bonelli. Scritto da Paola Barbato, spesso nella collana di Dylan Dog, con i disegni di Stefano Casini.
L'intero albo funziona bene, devo dire, ti coinvolge fino alla fine, anche se ha un piccolo difettuccio, non indifferente, tutta la storia pecca un pò di originalità. Il sistema "Orwelliano", personaggio privo di memoria, tatuaggio e un passato che ritorna pian piano. Insomma, tutte caratteristiche e stilemi classici che non fanno decollare la storia, ripeto, assai appetitosa.
Finora questa collana, si mantiene su standard semplici, nel puro stile Bonelliano, senza tentare la carta del "diverso", magari con autori di altro calibro, senza togliere alla Barbato, ma diciamocelo, non è che sia tutto questo talento.
sabato 22 novembre 2008
venerdì 21 novembre 2008
Lilith Il segno del Triacanto
C’è una linea precisa che attraversa il tempo e che marca determinati individui. Questi individui sono portatori inconsapevoli del parassita che lei - una volta individuato - rende visibile, poi corporeo e infine estrae dai corpi delle sue vittime, annientandolo.
La morte dello spiromorfo è il segnale che piega e attraversa lo spazio-tempo avvisando i Mandanti che il compito è stato portato a termine. Ogni segnale rivela quindi altre linee temporali da percorrere e porta ad altri “bersagli” da colpire. Lo scopo è sì cambiare il futuro, ma eliminando unicamente i portatori dello spiromorfo recidendone quindi la linea di ascendenza prima che questa si ramifichi in maniera incontrollabile. La modifica della Storia a seguito di questi omicidi è solo un effetto collaterale, una conseguenza di nessuna importanza per Lilith e i suoi Mandanti. Lilith non ritorna mai nella sua epoca. Rimane continuamente in viaggio, sballottata da un’epoca all’altra. Una volta inviato nel passato, il cronoagente non può più essere ricondotto al suo presente. Ad affiancarla nelle sue missioni Lilith ha un solo compagno: lo Scuro.
I sei mesi di attesa a questo punto diventano indispensabili per produrre un'opera così importante e minuziosa, anche pensando alle altre opere di testate più vecchie ormai pesanti e prive di contenuti. Certo, mi rendo conto che non tutti gli albi gioverebbero (dal punto di vista economico) però c'è da riflettere.
martedì 21 ottobre 2008
Ah, ma io ho un blog!
Ci sono ancora, eh. Adesso sto facendo l'aerosol, quindi mi è un pò difficile scrivere.
n.b. okay, sto apposto per altri due mesi..
n.b. okay, sto apposto per altri due mesi..
giovedì 28 agosto 2008
Barzelletta filosofica
Oggi vi voglio raccontare una barzelletta che mi raccontò mio frate qualche tempo fa. L'ho un pò scritta a modo mio, giusto per renderla più accattivante.
Un uomo di New York conduce la sua vita in perenne conflitto. Litiga con la moglie, ha un pessimo rapporto con il figlio, a lavoro lo prendono tutti a calci, insomma è proprio infelice.
Stufo di quella vita, comincia a cercare qualcosa di diverso, che lo renda più felice, più allegro, che gli faccia cambiare carattere, perchè lui nel profondo ha voglia di ricucire il rapporto con la moglie e con il figlio. Si confida con gli amici, ma nessuno sa dire cosa può essergli utile per fare tutto ciò. Anzi lo prendono anche in giro!
Un giorno inizia a leggere un libro new age. Questo libro dice che per essere totalmente liberi bisogna recarsi in un posto e scoprire cos'è la verità. Affascinato da quelle parole, l'uomo continua con la lettura. Il libro dice inoltre che sul cucuzzolo di una montagna, nell'Himalaya, c'è un guru potentissimo che rivela agli uomini cos'è la verità. C'è solo un piccolo ostacolo. Bisogna salire sulla vetta della montagna.
L'uomo sembra davvero interessato. Va dalla moglie e gli promette che quando ritornerà dal viaggio, lui sarà un uomo diverso, non più il marito meschino che non è più capace di amare. La donna lo vede così deciso che pare convinta.
Arrivato nel posto, l'uomo inizia il suo cammino verso la vetta della montagna. Fa il primo chilometro, è già esausto. Il primo pensiero è negativo. Ma coraggioso si fa avanti. Sale sempre di più, sempre di più quando a un tratto vede una colonna di persone. Ci saranno migliaia di persone! L'uomo si accoda e dopo un'interminabile attesa giunge sino all'entrata della grotta. Gli uomini che escono dalla grotta piangono tutti a dirotto. L'uomo sembra sbalordito.
Finalmente arriva il suo turno. Entra nella grotta. Si avvicina a un piccolo vecchio da una lunga barba, con la pelle rinzecchita. Timidamente si siede dinnanzi al guru.
- L'uomo: Salve, maestro. Ho fatto tantissimi chilometri per venire da lei e le sarei grato se mi dicesse cos'è la verità?
- Il guru: Mio caro, la verità è... bere un sorso d'acqua...
L'uomo sbigottito non riesce a capire. Rimane in silenzio per qualche minuto.
- L'uomo: Maestro, ma che significa," bere un sorso d'acqua"?
Il guru apre gli occhi e li spalanca e dice:
- Ma perchè non è così??
Il guru in preda al panico prende e scappa.
Un uomo di New York conduce la sua vita in perenne conflitto. Litiga con la moglie, ha un pessimo rapporto con il figlio, a lavoro lo prendono tutti a calci, insomma è proprio infelice.
Stufo di quella vita, comincia a cercare qualcosa di diverso, che lo renda più felice, più allegro, che gli faccia cambiare carattere, perchè lui nel profondo ha voglia di ricucire il rapporto con la moglie e con il figlio. Si confida con gli amici, ma nessuno sa dire cosa può essergli utile per fare tutto ciò. Anzi lo prendono anche in giro!
Un giorno inizia a leggere un libro new age. Questo libro dice che per essere totalmente liberi bisogna recarsi in un posto e scoprire cos'è la verità. Affascinato da quelle parole, l'uomo continua con la lettura. Il libro dice inoltre che sul cucuzzolo di una montagna, nell'Himalaya, c'è un guru potentissimo che rivela agli uomini cos'è la verità. C'è solo un piccolo ostacolo. Bisogna salire sulla vetta della montagna.
L'uomo sembra davvero interessato. Va dalla moglie e gli promette che quando ritornerà dal viaggio, lui sarà un uomo diverso, non più il marito meschino che non è più capace di amare. La donna lo vede così deciso che pare convinta.
Arrivato nel posto, l'uomo inizia il suo cammino verso la vetta della montagna. Fa il primo chilometro, è già esausto. Il primo pensiero è negativo. Ma coraggioso si fa avanti. Sale sempre di più, sempre di più quando a un tratto vede una colonna di persone. Ci saranno migliaia di persone! L'uomo si accoda e dopo un'interminabile attesa giunge sino all'entrata della grotta. Gli uomini che escono dalla grotta piangono tutti a dirotto. L'uomo sembra sbalordito.
Finalmente arriva il suo turno. Entra nella grotta. Si avvicina a un piccolo vecchio da una lunga barba, con la pelle rinzecchita. Timidamente si siede dinnanzi al guru.
- L'uomo: Salve, maestro. Ho fatto tantissimi chilometri per venire da lei e le sarei grato se mi dicesse cos'è la verità?
- Il guru: Mio caro, la verità è... bere un sorso d'acqua...
L'uomo sbigottito non riesce a capire. Rimane in silenzio per qualche minuto.
- L'uomo: Maestro, ma che significa," bere un sorso d'acqua"?
Il guru apre gli occhi e li spalanca e dice:
- Ma perchè non è così??
Il guru in preda al panico prende e scappa.
martedì 26 agosto 2008
Saxa Rubra
Oggi sono andato a Saxa Rubra per consegnare personalmente il mio curriculum. avrò sbagliato Strada tre volte minimo.
Ho parcheggiato la macchina, mi sono diretto verso il cancello, poi sono andato nell'ufficio informazioni dove c'era una tipa davvero ganza.
Gli ho detto: Scusi, a chi posso consegnare il mio curriculum?
La tipa m'ha risposto: veramente qui a Saxa Rubra non prendiamo i curriculum, devi andare a Viale Mazzini.
Gli ho risposto: Ah, va bene (con un mezzo sorriso da inetto).
E da inetto me ne sono andato.
Ho parcheggiato la macchina, mi sono diretto verso il cancello, poi sono andato nell'ufficio informazioni dove c'era una tipa davvero ganza.
Gli ho detto: Scusi, a chi posso consegnare il mio curriculum?
La tipa m'ha risposto: veramente qui a Saxa Rubra non prendiamo i curriculum, devi andare a Viale Mazzini.
Gli ho risposto: Ah, va bene (con un mezzo sorriso da inetto).
E da inetto me ne sono andato.
lunedì 25 agosto 2008
Assenza ingiustificata
Eccomi qui, dopo tre mesi senza scrivere nulla su questo blog.
La mia vita continua a andare avanti, come al solito.
Il lavoro è sempre un incognita, mentre i progetti che avevo annunciato rimangono in stand-by (documentario in primis).
Mi piacerebbe fare un sacco di cose, ma sono sempre fermo al palo, legato da cose che potrebbero dileguarsi facilmente. Vabbè ma a voi cosa importa? Ma c'è un voi? O solo un me? Bah.
La mia vita continua a andare avanti, come al solito.
Il lavoro è sempre un incognita, mentre i progetti che avevo annunciato rimangono in stand-by (documentario in primis).
Mi piacerebbe fare un sacco di cose, ma sono sempre fermo al palo, legato da cose che potrebbero dileguarsi facilmente. Vabbè ma a voi cosa importa? Ma c'è un voi? O solo un me? Bah.
giovedì 22 maggio 2008
Hikikomori - ひきこもり o 引き篭り
Volevo proporvi questo interessante documentario su uno dei fenomeni più preoccupanti del Giappone.

Prima però vi consiglio di leggervi questo articolo introduttivo...
Articolo di Yuki Kumagawa
DA UN PAIO DI ANNI A QUESTA PARTE, IN GIAPPONE, SI SENTE USARE sempre di più il termine "Hikikomori". La parola indica un fenomeno sociale emergente per il quale un considerevole numero di giovani, per problemi di carattere psicologico, non riesce più a vivere nella società: si rinchiudono nella propria stanza rimanendo isolati e rifiutando qualsiasi contatto diretto con il mondo esterno, per anni. Oggi si dice che ce ne siano almeno mezzo milione in tutto il paese. Vittime di questo triste fenomeno sono principalmente gli adolescenti. Di solito si comincia così: prese in giro e maltrattamenti insistenti e duraturi da parte dei compagni di scuola fanno sì che sia sempre più difficile andare a scuola, ed i genitori, non capendo la gravità della situazione, considerano le assenza da scuola dei loro figli come segno di pigrizia e conseguentemente tendono a rimproverarli; in questo modo lo stress si accumula sempre di più ed unica difesa è smettere di comunicare con tutti (incluso i familiari), chiudersi a chiave nella propria stanza per essere lasciati da soli e sentirsi 'protetti'. In un caso descritto nella rivista settimanale Aera, per esempio, alla mattina del primo giorno di scuola (media) dopo la vancanza estiva i genitori di un ragazzo l'hanno trovato nel letto inerte. Esaurito dai maltrattamenti a scuola che lo tormentavano da molto tempo, non aveva più la forza di alzarsi; il suo sguardo vagava nel vuoto. I suoi ricordano: "Quando abbiamo visto il viso di nostro figlio, abbiamo intuito che stava guardando 'la morte'. Questo ci ha fatto rimanere agghiacciati. Stava rifiutando non solo noi ma anche di mangiare e vivere..." Con un enorme sforzo dei genitori, tre mesi dopo il ragazzo è riuscito ad alzarsi dal letto, ma ora, tre anni passati da quel giorno di settembre, il ragazzo rimane ancora nella sua stanza per la maggior parte del tempo. Ultimamente ha cominciato a recarsi alle librerie vicino casa due volte al mese. Una volta ha raccontato a suo padre che lo accompagna sempre, che c'è una libreria che non gli piace particolarmente, perchè non sopporta l'odore che c'è dentro. L'odore della candeggina che forse - pensa il padre - vagamente gli fa ricordare del maltrattamento successogli in piscina durante la lezione di nuoto. I genitori auspicano, coumnque, che loro figlio riesca a raccontare pian piano i suoi pensieri. Hikikomori è diventato un problema sociale così grande che anche il regista cinematografico Katsumi Sakaguchi ha girato un film l'estate scorsa. Il suo film si chiama "Aoi Tou" (La Torre Blu) e dipinge il percorso travagliato spirituale del protagonista dicianovenne fino al suo risveglio. Il colore blu suggerisce quel colore del mare profondo estraneo al mondo di superficie, e simboleggia anche il "blu" della depressione, l'immaturità e la solitudine della gioventù. Per rendere il film più autentico possibile, Sakaguchi ha scelto degli attori non professionisti, un ragazzo che ha vissuto realmente l'esperienza di Hikikomori, e una signora che ne ha avuto ugualmente esperienza diretta come madre, con suo figlio rinchiuso nella sua stanza. Ricordandosi del tempo duro e claustrofobico, Yusuke Nakamura (l'attore protagonista) confessa che anche se si era rinchiuso dentro la propria stanza, non si sentiva affatto in pace; non pensava altro che alla scuola... mentre lui stava a casa senza far niente, tutti gli altri studiavano e andavano avanti... Questo pensiero lo rendeva inquieto ma se fosse tornato a scuola ogni minima cosa lo avrebbe preoccupato e non sarebbe riuscito neanche a concentrarsi sulle conversazioni con gli altri. Il protagonista del film scrive nel suo diario: "rinchiudermi a chiave nella mia stanza, nella quale l'angoscia, l'impazienza e l'autocoscienza si intrecciano, è un mio autoritratto blu. Sono io stesso che sto crollando, pur continuando a vivere...". In mezzo al dilemma tra il cuore straziato e la propria dignità, questi ragazzi cercano disperatamente una via di uscita.
DA UN PAIO DI ANNI A QUESTA PARTE, IN GIAPPONE, SI SENTE USARE sempre di più il termine "Hikikomori". La parola indica un fenomeno sociale emergente per il quale un considerevole numero di giovani, per problemi di carattere psicologico, non riesce più a vivere nella società: si rinchiudono nella propria stanza rimanendo isolati e rifiutando qualsiasi contatto diretto con il mondo esterno, per anni. Oggi si dice che ce ne siano almeno mezzo milione in tutto il paese. Vittime di questo triste fenomeno sono principalmente gli adolescenti. Di solito si comincia così: prese in giro e maltrattamenti insistenti e duraturi da parte dei compagni di scuola fanno sì che sia sempre più difficile andare a scuola, ed i genitori, non capendo la gravità della situazione, considerano le assenza da scuola dei loro figli come segno di pigrizia e conseguentemente tendono a rimproverarli; in questo modo lo stress si accumula sempre di più ed unica difesa è smettere di comunicare con tutti (incluso i familiari), chiudersi a chiave nella propria stanza per essere lasciati da soli e sentirsi 'protetti'. In un caso descritto nella rivista settimanale Aera, per esempio, alla mattina del primo giorno di scuola (media) dopo la vancanza estiva i genitori di un ragazzo l'hanno trovato nel letto inerte. Esaurito dai maltrattamenti a scuola che lo tormentavano da molto tempo, non aveva più la forza di alzarsi; il suo sguardo vagava nel vuoto. I suoi ricordano: "Quando abbiamo visto il viso di nostro figlio, abbiamo intuito che stava guardando 'la morte'. Questo ci ha fatto rimanere agghiacciati. Stava rifiutando non solo noi ma anche di mangiare e vivere..." Con un enorme sforzo dei genitori, tre mesi dopo il ragazzo è riuscito ad alzarsi dal letto, ma ora, tre anni passati da quel giorno di settembre, il ragazzo rimane ancora nella sua stanza per la maggior parte del tempo. Ultimamente ha cominciato a recarsi alle librerie vicino casa due volte al mese. Una volta ha raccontato a suo padre che lo accompagna sempre, che c'è una libreria che non gli piace particolarmente, perchè non sopporta l'odore che c'è dentro. L'odore della candeggina che forse - pensa il padre - vagamente gli fa ricordare del maltrattamento successogli in piscina durante la lezione di nuoto. I genitori auspicano, coumnque, che loro figlio riesca a raccontare pian piano i suoi pensieri. Hikikomori è diventato un problema sociale così grande che anche il regista cinematografico Katsumi Sakaguchi ha girato un film l'estate scorsa. Il suo film si chiama "Aoi Tou" (La Torre Blu) e dipinge il percorso travagliato spirituale del protagonista dicianovenne fino al suo risveglio. Il colore blu suggerisce quel colore del mare profondo estraneo al mondo di superficie, e simboleggia anche il "blu" della depressione, l'immaturità e la solitudine della gioventù. Per rendere il film più autentico possibile, Sakaguchi ha scelto degli attori non professionisti, un ragazzo che ha vissuto realmente l'esperienza di Hikikomori, e una signora che ne ha avuto ugualmente esperienza diretta come madre, con suo figlio rinchiuso nella sua stanza. Ricordandosi del tempo duro e claustrofobico, Yusuke Nakamura (l'attore protagonista) confessa che anche se si era rinchiuso dentro la propria stanza, non si sentiva affatto in pace; non pensava altro che alla scuola... mentre lui stava a casa senza far niente, tutti gli altri studiavano e andavano avanti... Questo pensiero lo rendeva inquieto ma se fosse tornato a scuola ogni minima cosa lo avrebbe preoccupato e non sarebbe riuscito neanche a concentrarsi sulle conversazioni con gli altri. Il protagonista del film scrive nel suo diario: "rinchiudermi a chiave nella mia stanza, nella quale l'angoscia, l'impazienza e l'autocoscienza si intrecciano, è un mio autoritratto blu. Sono io stesso che sto crollando, pur continuando a vivere...". In mezzo al dilemma tra il cuore straziato e la propria dignità, questi ragazzi cercano disperatamente una via di uscita.
Ecco alcune foto delle stanze degli Hikikomori:


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