martedì 27 marzo 2007

lunedì 19 marzo 2007

The Fountain trailer

Quando non si riesce a dare un significato alla morte, ecco che si fa di tutto per cercare di eliminarla. Impossibile da domare, la morte fa parte della vita stessa, un tutt'uno, come una nebulosa che sta per morire, perciò rigeneratrice di vita.
Bellissimo film da vedere. Consigliato a tutti.

sabato 17 marzo 2007

Roma, Italia — Secondo il rapporto Fao sullo stato delle foreste del mondo, la deforestazione rallenta. Ma c'è un errore: si confondono le foreste con le piantagioni. Cresce, infatti, il numero di alberi piantati in Paesi che hanno, però, già perso le proprie foreste naturali. Intanto le grandi foreste primarie - soprattutto quelle tropicali - continuano a essere rosicchiate dall'industria del legno. Senza tregua.
Secondo la Fao, in Asia aumenta la superficie forestale grazie ai quattro milioni di ettari di piantumazioni in Cina. Certo le piantagioni non compensano la devastazione delle foreste tropicali dell'Indonesia, dove la deforestazione - sono sempre dati Fao - avanza a un tasso annuale del 2 per cento.
Secondo l'analisi di Greenpeace delle ultime mappe pubblicate dalle Nazioni Unite, l'Indonesia si è guadagnata il titolo di più veloce distruttore di foreste dell'intero pianeta. Distrugge, infatti, 49 chilometri quadrati di foreste al giorno - otto campi di calcio al minuto - ovvero il 2 per cento delle foreste del paese all'anno.
In Africa, il tasso di deforestazione è allarmante. Nella Repubblica Democratica del Congo - ora che la guerra è formalmente finita - la Banca Mondiale propone la stessa ricetta usata dieci anni fa in Camerun: una riforma forestale a tutto vantaggio dell'industria del legno.
In Camerun questa ricetta è stata un fallimento: terre espropriate senza consultare le comunità locali; piani di gestione fasulli e insostenibili; irregolarità nella gestione delle concessioni; corruzione; utilizzo delle tasse di superficie senza alcun beneficio per le comunità; assenza di un efficace sistema di monitoraggio della legalità.
Deforestazione in Congo
In America Latina, l'Amazzonia perde 25.276 chilometri quadrati di foresta, un'area grande quanto la Sicilia.
Anche le foreste boreali sono a rischio. La Finlandia incrementa la propria superficie boscata, ma distrugge gli ultimi frammenti di foresta primaria, nonostante gli avvertimenti della comunità scientifica. Nei giorni scorsi gli attivisti di Greenpeace hanno protestato a Helsinki, di fronte alla direzione di Stora Enso, il principale acquirente di fibre di legno dall'agenzia statale Metsähallitus, che sta distruggendo le preziose foreste affidatele. Con questo legno, la Stora Enso produce carta per riviste stampate in tutto il mondo, Italia inclusa, e risme da fotocopie.
In Canada continua la pratica del taglio a raso. Ma la battaglia di Greenpeace contro la Kimberly-Clark, il gigante della carta che utilizza fibra vergine proveniente dalle foreste boreali, sta dando i suoi frutti: più di 700 aziende hanno boicottato la Kimberly-Clark, chiedendo più fibra riciclata e taglio sostenibile a difesa delle foreste del Canada. Anche gli impianti sciistici di Aspen hanno deciso di eliminare i suoi prodotti da tutte le stazioni sciistiche, alberghi e ristoranti compresi.
Una buona notizia arriva dalla Russia. In seguito alle denunce di Greenpeace, il direttore dell'Agenzia forestale russa, Valery Roschupkin, ha disposto un'indagine immediata sulle massicce violazioni della legge forestale nella repubblica russa della Camelia. Il rapporto Complici nel crimine: un'indagine di Greenpeace sul traffico di legno illegale con la Russia era stata divulgata lo scorso anno.
Non si tratta solo di proteggere la biodiversità sempre più minacciata. Secondo la Banca Mondiale 1,2 miliardi di persone hanno bisogno delle foreste per sopravvivere. La perdita delle foreste naturali causerà un incremento della povertà, dell'insicurezza sociale e dell'instabilità.

http://www.greenpeace.it/guidalegno/scheda_legno.php

domenica 4 marzo 2007

Ambientalisti salvano flotta baleniera.

Roma, Italia — Mai più! Con questo messaggio la nave "Esperanza" sta scortando la flotta baleniera giapponese fuori dalle acque antartiche. Lontano dall'area di caccia. L'incendio a bordo della Nisshin Maru ha minacciato gravemente l'ambiente incontaminato dell'Antartide. E un membro dell'equipaggio è morto. Il governo giapponese e la comunità internazionale devono ora promettere che questa stagione di caccia sarà l'ultima.
Nei giorni scorsi, infatti, un grave incendio scoppia a bordo della baleniera giapponese "Nisshin Maru". La nave Esperanza offre aiuto immediato. E si offre per compiere una prima valutazione del potenziale impatto ambientale. Il governo di Tokyo rifiuta i soccorsi. Un intero equipaggio e un ecosistema unico come quello antartico vengono messi in pericolo.
Ironia della sorte per l'Esperanza: in navigazione da giorni nelle gelide acque dell'Oceano Meridionale per intercettare e ostacolare la flotta baleniera del Giappone, la nave di Greenpeace riceve, proprio da una delle navi giapponesi - la Nisshin Maru - un SOS!
Dopo lunghi giorni di duro lavoro, l'equipaggio giapponese riesce a riparare la nave. Stavolta non si tratta soltanto dell'assurdità della caccia alle balene all'interno di un santuario internazionale: questa stagione è stata segnata da una tragedia umana. Ed è stata sfiorata una grave minaccia ambientale. Ci auguriamo che sia l'ultima.
Il governo giapponese dovrebbe investire meglio il denaro dei contribuenti: il 95 per cento dei giapponesi non ha mai mangiato la carne di balena. Questa carne ha così poco mercato che resta invenduta nei magazzini, viene usata per preparare cibo per cani o addirittura finisce in discarica. Mandare altre navi a fare a pezzi balene e a minacciare l'ambiente sarebbe vergognoso. E contrario a ogni logica di mercato.
L'Esperanza continuerà a scortare la flotta baleniera finché sarà chiaro che non c'è più alcuna intenzione di tornare a cacciare. La nave di Greenpeace navigherà poi verso l'Australia per chiudere la campagna "Defending Our Oceans", una spedizione di quattordici mesi per denunciare tutte le minacce agli oceani.
www.greenpeace.it

La definirei proprio una bella lezione di vita. L'antartide ha rischiato veramente molto, speriamo che le cose cambino, anche se l'economia, per il momento, ha sempre riscosso maggiore interesse rispetto all'ambiente.

Emilz, l'osservatore.

giovedì 1 marzo 2007