sabato 30 dicembre 2006

Al cappio

L'impiccagione di Saddam Hussein e' stata annunciata dalla televisione irachena al Hurrah. Un giudice negli Stati Uniti aveva respinto un appello dell'ultim'ora dell'ex presidente iracheno per evitare l'esecuzione. Saddam era stato condannato a morte per il massacro nel 1982 di 148 uomini e ragazzi sciiti.
Secondo le tv in arabo al Hurrah (sponsorizzata dagli Stati Uniti) e al Arabya, Saddam e' stato impiccato pochi muniti prima delle sei di Baghdad, le quattro in Italia. La condanna a morte dell'ex presidente iracheno per crimini contro l'umanita' il 5 novembre scorso era stata salutata dal presidente americano George W. Bush come un trionfo per la democrazia in Iraq.

LE ULTIME PAROLE: RESTATE UNITI
Saddam Hussein ha esortato gli iracheni a ''restare uniti'' ed ha denunciato la ''coalizione iraniana'' prima di essere impiccato. Lo ha detto all'Afp il giudice Mounir Haddad che ha assistito all'esecuzione. Secondo quanto ha riferito Haddad, l'ex presidente iracheno ha detto ''Spero che resterete uniti e vi metto in guardia: non date fiducia alla coalizione iraniana, questa gente e' pericolosa''. Il giudice della corte di appello che ha confermato la condanna a morte ha aggiunto che Saddam Hussein ha precisato ''di non aver paura di nessuno'' .

L'esecuzione di Saddam Hussein é stata ripresa con una videocamera e fotografata in tutte le sue fasi.
L'ex rais appare frastornato. Ha le mani legate dietro alla schiena. L'audio originale e' stato tolto. Si puo' vedere Saddam che rifiuta il cappuccio sulla testa. Subito dopo l'operatore riprende da vicino il cappio, mentre una voce fuori campo precisa che si tratta di una corda utilizzata per numerose altre esecuzioni compiute durante il regime del deposto dittatore. Subito dopo si vede un uomo che mette una sciarpa nera attorno al collo del condannato e quindi gli passa il cappio attorno alla testa. A questo punto le immagini si interrompono e torna la diretta dallo studio. Il filmato inizia con le immagini del premier Nuri al Maliki che firma l'ordine di esecuzione della condanna a morte.
TV PRIVATA IRAQ MOSTRA CORPO IN SUDARIO
La televisione privata irachena al Biladi ha mostrato delle immagini del cadavere di Saddam Hussein avvolto in un sudario bianco. In alcuni primi piani si possono vedere dei segni sulla faccia, apparentemente dei lividi, mentre una scritta in sovraimpressione afferma che si tratta ' della 'fine del male assoluto'.
AUTOBOMBA A KUFA, 35 MORTI E 45 FERITI
Un'autobomba e' esplosa oggi a poche ore dall'esecuzione di Saddam Hussein in un mercato della citta' sciita di Kufa, nell'Iraq meridionale e ci sono molte vittime. Lo riferisce un testimone. A Kufa, a pochi chilometri da Najaf, vive il leader sciita radicale Moqtada Sadr.Il bilancio provvisorio, fornito dall'agenzia irachena Nina, parla di 35 morti e 18 feriti. Testimoni oculari citati dalla fonte hanno affermato che il terrorista, la cui identità è rimasta ancora ignota, si trovava a poca distanza dal luogo dell'attentato quando è stato visto azionare il detonatore con un telecomando. Il terrorista sarebbe stato immediatamente fermato da uomini della polizia che non sono però riusciti a evitare il suo linciaggio da parte della folla.
ANSA 30-12-2006

IL PUNTO DI VISTA DI EMILZ
Alla fine la "giustizia" ha fatto il suo corso. Ma cos'è la giustizia?
La giustizia (dal Latino iustitia, da iustus: "giusto") è la virtù che riguarda il trattamento leale, morale e imparziale di tutte le persone (dal concetto latino di unicuique suum). È stato da sempre uno dei più importanti obiettivi utopici degli uomini. All'interno di una società umana organizzata è, in parte, realizzabile, ma è in ogni modo in conflitto con la legge del più forte. È un concetto alla base dell'etica.
La giustizia fa riferimento, come concetto, ad una concezione etica, ed è strettamente connesso ad essa. Tale concetto, infatti, è molto relativo, perché a seconda del gruppo sociale cui si riferisce ha un significato differente, a volte profondamente discorde.

L'unica cosa certa dopo questa terribile catena di morti ed esecuzioni capitali, è l'allontanamento ancora più marcato, sempre più definito; dall'etica e dalla saggezza.

Emilz, l'osservatore.

lunedì 18 dicembre 2006

Foto intervista

L'idea è nata da mio fratello Gabro, ripresa dal programma televisivo condotto da Paolo Bonolis su Canale 5, "Il senso della vita". Gabro ha selezionato per me 9 foto, dalle quali cercherò di descrivere l'emozione suscitata dall'immagine.


- Alberto Sordi è uno degli attori che preferisco, non solo perché sono romano, ma soprattutto perchè di lui apprezzo la capacità eterogenea di interpretare l’uomo italiano in tutte le sue sfaccettature. La sua comicità è unica, già un grande ai tempi di Mario Pio e il conte Claro. Uno dei film più belli, in questo caso di genere drammatico, che prediligo è “Una vita difficile” di Dino Risi. Memorabile la scena ritratta in questa foto: “maccherone, m’hai provocato e io ti distruggo, adesso. Io me te magno!” – Grandioso.


- Gli studi di Cinecittà a Roma, nel tempo, hanno subito un declino come quello del Cinema Italiano. Attualmente, nei teatri di posa, si montano scenografie prevalentemente per la televisione, salvo rari casi come la produzione di Gangs of New York. L’Italia ha una grande base per costruire e far ripartire un certo tipo di Cinema, ma i costi e l’inefficacia delle attrezzature rendono impossibile questa operazione. Il fascino di Cinecittà comunque permane, molti sono attratti dal suo nome, però è meglio sapere come stanno le cose. Quest'immagine rappresenta anche il mondo del cinema, dal quale ne sono invaghito (e non solo) da ormai tanto tempo.


- Per me questa è un’immagine tragica. Equivale alla morte di una persona. Gli alberi sono così importanti per la nostra vita, immensamente belli. Purtroppo l’uomo ne fa un uso estremo, privo di logica. Sono convinto che pagherà cara questa follia. Mi vengono in mente alcuni alberi secolari davvero imponenti, un patrimonio naturale da conservare e proteggere; dalla follia egoista del consumismo. Difendiamoli.


- Tiziano Terzani è una di quelle persone che hanno aggiunto alla mia vita uno spessore maggiore. Immenso giornalista, forse l’ultimo di una specie ormai estinta, capace di tirarsi fuori dagli schemi in continuazione, grazie all’osservazione delle guerre e delle inutili rivoluzioni che hanno portato innumerevoli stragi. Intorno ai sessanta anni, un cancro, lo rimette in gioco, proprio quando la sua esistenza si stava appiattendo nella routine del lavoro: “il solito articoletto” da inviare al giornale. Nella malattia riesce a scoprire un lato della vita assai diverso; un grande comunicatore, ci lascia una saggezza da tenere sempre impressa nella nostra intelligenza.

- C’è stato un tempo in cui mi stavo avvicinando, sempre di più, all’idea che il comunismo era il mezzo per poter cambiare le sorti dell’umanità. Nulla di più sbagliato. E’ la storia che sta lì a dimostrarlo. Le rivoluzioni in nome di quell’ideale hanno dimostrato l’inefficacia e la barbarie scaturite da una forza che non può essere scalfita: il potere. Qualunque persona che si pone a un gradino diverso da un’altra, porta conflitto. Tutte queste forme “ideologiche” che vogliono cambiare l’esterno non possono sussistere, perché l’unico cambiamento/rivoluzione che l’uomo può conseguire è quella interiore. Finché non spostiamo l’attenzione nell’ingranaggio interiore, l’esteriore rimarrà in totale conflitto.



- Due monaci Tibetani. Tra l’altro una bellissima foto. La mia passione per la cultura Tibetana è nata qualche anno fa, quando ero alla ricerca di culture che dessero maggior importanza all’interiorità, rispetto alla nostra cultura, sempre attenta alla materialità e al superfluo. Questo è un popolo, ancora martoriato dalla politica espansiva della Cina. Una politica assassina, priva di scrupoli nei confronti di gente che non chiede altro che la pace e la possibilità di pregare insieme al loro leader spirituale, il Dalai Lama che è in esilio nel nord dell’India. Un mese fa, ho avuto il privilegio di ospitare a casa un monaco tibetano scappato dal Tibet, un omone grande e grosso ma con il cuore tenerone. Tashi, il nome di questo monaco, mi raccontò delle torture subite nelle carceri di Lhasa, così come avevo già sentito da un altro grande uomo, il monaco Palden Gyatso, tutta una vita passata a subire violenze di tutti i generi. Come non si può cercare di far qualcosa per questa popolazione? Io sono attivissimo, e lo sarò fino alla morte.



- Cinematik è un gioco di cinema unico. Riesce a conciliare divertimento e creatività. Lo scopo è quello di scrivere sceneggiature, originali e non, dando un volto al cast. Un’idea unica partorita nel lontano 2000. www.cinematik.it


I gatti sono degli animali speciali. Nel 1989 ricevemmo una telefonata, era mia zia, una donna incomparabile nel raccogliere gli animali per strada. La zia ci diceva che aveva trovato una piccola micia, tutta tempestata di malattie, con due occhi sudici pieni di moccio, insomma una poveraccia. Io e mio fratello, bambini, eravamo alla ricerca di un cagnolino, mio padre era intenzionato a prendere un barboncino, quando vedemmo questo essere spaventato a morte in un angolo del bagno, capimmo che quella gatta era particolare. Aveva bisogno di protezione e noi con coraggio la curammo da tutte le malattie. La nostra gattona ora ha 17 anni, grande compagna di tante storie, davvero speciale. Guardate che bel musetto che ha! Mon Amour!

In questa piccola foto è ritratto quel mattacchione di mio fratello. Si chiama Gabriele, per gli amici di Cinematik “Don Gabro Cormicione”. Il suo nickname fa il verso al film “Il padrino” interpretato da Marlon Brando; “Don Vito Corleone”. Il fatto che si chiami “Cormicione” è solamente perché in braccio ha la nostra gatta, di cui parlavo poco fa. Secondo me ha una vena comica che nessuno riesce a comprendere in famiglia, ma che a me fa sbellicare dalle risate.
Emilz, l'osservatore.

domenica 17 dicembre 2006

Ti ammazzo senza dolore


La pena di morte nel mondo:
Azzurro: Abolita per tutti i crimini
Verde: Riservata a circostanze eccezionali (come crimini commessi in tempo di guerra)
Arancione: Non utilizzata
Rosso: Utilizzata come forma di punizione legale
(dal sito: www.wikipedia.org)
(ANSA) - WASHINGTON, 15 DIC - Il governatore della Florida, Jeb Bush, ha ordinato uno stop temporaneo alle esecuzioni nello Stato. La decisione e' arrivata in attesa che si chiariscano le circostanze degli errori che hanno segnato la morte di Angel Diaz. Il detenuto ha impiegato 34 minuti a morire e secondo l'autopsia la responsabilita' e' stata un'iniezione letale eseguita in modo sbagliato. Bush ha detto di aver creato una commissione che riveda le procedure per le iniezioni letali.

24 MINUTI DI AGONIA
- Il protocollo prevede che il condannato perda conoscenza immediatamente e che smetta di muoversi entro tre o quattro minuti dopo l’iniezione. I due medici che controllano il monitor collegato al battito cardiaco del condannato sono incaricati di decretarne la morte e tutto il procedimento avviene solitamente in 15 minuti circa. Diaz si muoveva ancora 24 minuti dopo la prima iniezione, i suoi occhi si aprivano e chiudevano e il suo torace si gonfiava e sgonfiava. La morte è stata accertata dieci minuti dopo il suo ultimo movimento. Diaz aveva fatto un ultimo appello di clemenza alla Corte Suprema dichiarando che i farmaci usati nelle esecuzioni in Florida costituissero un procedimento crudele e inusuale.
IL METODO DEI TRE FARMACI
- L'appello è stato respinto un'ora prima dell'esecuzione della condanna. Vari avvocati in Florida hanno cercato di opporsi, fino ad oggi inutilmente, al metodo dei cosiddetti «tre farmaci» (somministrati in successione), sostenendo che il condannato non può esprimere la sofferenza che prova perché uno dei farmaci contiene sostanze paralizzanti. Pochi minuti prima dell'esecuzione Diaz si è nuovamente dichiarato non colpevole dell'omicidio (non ci sono stati testimoni oculari e Diaz è stato accusato dalla sua fidanzata dell'epoca). Anche il governatore di Porto Rico, territorio americano che ha abolito la pena capitale nel 1929, aveva chiesto un intervento di clemenza.
16 dicembre 2006 (CORRIERE DELLA SERA)
Il punto di vista di Emilz
Purtroppo, sono ancora molti i paesi che in nome della legge, tolgono la vita a persone che hanno commesso atti criminosi. Il caso di Angel Diaz, non è altro che una prova ulteriore del controsenso della pena capitale. In alcuni paesi, come la Cina, lo Stato non ha nessuna preoccupazione della sofferenza di un detenuto, qualsiasi tipo di crimine egli abbia commesso.
Negli Stati Uniti, invece, si deve ammazzare la gente, con celerità,preferibilmente senza dolore, altrimenti il governatore in carica è costretto, suo malgrado, a sospendere le esecuzioni a tempo indeterminato.
Quello che appare chiaro da queste vicende è l’assurda percezione del crimine, una pratica antichissima che a conti fatti, appare unicamente come un processo di vendetta, atto a calmare il bollente rancore della gente.
Emilz, l'osservatore.

venerdì 15 dicembre 2006

L'olocausto negato

A cura di Gabro.

In un modo dove ormai dilaga la pazzia, anche l’olocausto viene messo in discussione. Mi domando come sia possibile tutto ciò e cerco delle risposte, indago e osservo.
La “Conferenza sull’Olocausto” organizzata per l’11 e il 12 dicembre a Teheran, è la prova di una distorsione che ci sta portando verso un futuro che nega anche il passato (forse lo scopo ancora ci sfugge). Non un passato lontano, bensì vicino, molto vicino. Il solo ricordo infatti terrorizza ancora molte persone. Proprio i negazionisti, affermano che l’Olocausto (voglio ricordare che letteralmente questa parola significa: "tutto bruciato", cioè "rogo sacrificale offerto a Dio” e che la Shoa, nel linguaggio ebraico, significa: "distruzione",parola che viene usata per indicare, appunto; l’olocausto) non sia mai esistito, o meglio che sia esistita una guerra che ha ucciso, sì molte persone, ma non quante quelle dichiarate dalle fonti ufficiali. Il numero esatto di persone uccise dal regime nazista è ancora soggetto a ulteriori ricerche. Recentemente, documenti declassificati, di provenienza britannica e sovietica, hanno indicato che il totale delle vittime potrebbe essere superiore rispetto alle documentazioni attuali. Ad ogni modo, le seguenti stime sono considerate altamente affidabili.
· 5,6–6,1 milioni di ebrei
· 3,5–6 milioni di civili Slavi
· 2,5–4 milioni di prigionieri di guerra
· 1–1,5 milioni di dissidenti politici
· 200.000–800.000 tra Rom e Sinti
· 200.000–300.000 portatori di handicap
· 10.000–250.000 omosessuali
· 2.000 Testimoni di Geova
Totale: fra i 13 e i 19 milioni di persone uccise e cremate nell'arco di quattro anni, per una media di 11.000 persone uccise e cremate ogni giorno. In base a questo dato, ogni forno cremava oltre 150 corpi al giorno, con un'efficienza almeno venti volte superiore a quella di oggi. Infatti, esistevano 12 campi di sterminio, e in ciascuno di essi c'erano circa mezza dozzina di forni crematori. Solo per questo motivo, del tutto opinabile, alcuni revisionisti sostengono che le cifre delle vittime dell'olocausto fossero grandemente esagerate.
Ma ancora più sconcertanti sono le tesi dei negazionisti. Un documentario dal titolo 1/3 dell’olocausto, firmato da una persona dalle ignote generalità, racconta ( in ben 4 ore) quanto segue: Treblinka fu uno dei tre campi di sterminio nazisti costruiti nell'ambito dell'Operazione Reinhard, gli altri erano Sobibór e Belzec. Il campo prende il nome del villaggio presso il quale venne costruito, a nord-est di Varsavia in Polonia. Il 1941 è l'anno della creazione del campo lavorativo per i prigionieri politici polacchi ed ebrei. Nel 1942 il campo venne convertito in campo di sterminio. Secondo le stime, nel campo, furono sterminate dalle 800.000 alle 950.000 persone, facendo di Treblinka il secondo campo di sterminio per numero di vittime, secondo solo a Auschwitz II – Birkenau, utilizzato per produrre monossido di carbonio usato nelle camere a gas, del quale erano presenti motori a diesel. Un tedesco che aveva lavorato nel campo, ricorda un motore di duecento cavalli, otto cilindri; preso da un carro armato sovietico che immetteva un mix di monossido di carbonio e di biossido di carbonio nelle camere a gas. Il motore diesel si trovava in una stanza, ed era collegato con le camere a gas per mezzo di un tubo. Il problema di questa storia è che non si capisce come gli ebrei siano morti con il monossido di carbonio, visto che i motori diesel non producono monossido di carbonio. Per meglio dire; i motori diesel producono una percentuale limitata di monossido di carbonio. Produrre il monossido di carbonio è un procedimento semplice, non c’è bisogno di tutto questo, sicuramente i tedeschi erano a conoscenza di questo fatto. La lista riferita ai premi nobel della chimica sono molti di più tra quelli Tedeschi che superavano di gran lunga quelli americani. Il documentario mostra il modellino della camera a gas di Treblinka, qui sarebbero state uccise 750.000 persone in circa 6 mesi. Per fare un paragone: un’università ha generalmente 30.000 studenti, le persone che sono passate in quel lager sono 25 volte tanto. Il negazionista pone questa domanda: “non pensate che nell’edificio avrebbero dovuto mettere almeno una doppia porta? Perché poi costruire un corridoio che porta ad una piccola camera a gas, quando invece potevano essere create due grandi camere a gas?” L’autore sottolinea che il numero delle camere a gas e la loro grandezza non è in nessun tipo di documentazione se non nel racconto dei superstiti. La popolazione di San Francisco è uguale al numero di persone uccise nelle camere a gas a Treblinka. Il negazionista mostra la mappa di San Francisco e chiede: "Cosa ci stanno raccontando? Che il numero equivalente di persone che vivono in questa città è entrata in quello stretto corridoio e poi è passata in una delle sei camere a gas ? E’ difficile da credere, e questo panorama è solo 1/3 della città di San Francisco. Nel 1943 una rivista popolare americana, era il giornale più letto in occidente". L’articolo di cui l’autore si riferisce si intitola “Ricordateci”, scriveva : “Entro la fine della guerra, gli ebrei verranno ridotti da una minoranza ad un fantasma”. “Siamo nel 1943, nel bel mezzo della guerra, come si può fare un’affermazione simile?” Afferma l’autore del documentario, poi continua: “ma la cosa strana è un’altra, l’articolo infatti parla di sei milioni di ebrei. E’ proprio strano che si faccia riferimento ad un numero preciso, visto che siamo a metà della guerra e che le camere a gas di Auschwitz, non erano state ancora costruite. Come poteva l’autore dell’articolo avere accesso a queste informazioni? Era forse un alto ufficiale dell’esercito? Niente di tutto ciò”, afferma il negazionista; poi continua: “l’autore di questo articolo è un autore ebreo di Hollywood. La domanda rimane, come si poteva parlare di sei milioni di ebrei nel 1943? Di questi 6 milioni di ebrei già 1/3 sono stati massacrati dai tedeschi, dai rumeni e dagli ungheresi. Il più ottimista tra coloro che fanno statistiche, stima che prima della fine della guerra almeno un altro terzo sarà ucciso. Se questa è la tesi più ottimista, la tesi più pessimista ci dice che moriranno tutte e sei i milioni. Dopo essere stati uccisi nelle camere a gas a Treblinka, i corpi venivano ammassati fuori dall’edificio”. L’autore del documentario irride a questo fatto e dice: “in una giornata potevano essere uccise dalle 12.000 alle 15.0000 persone a Treblinka. Se consideriamo 12.000 persone, 45 kg in media per persona, risultano 540.000 kg, che dovevano essere trasportati nelle fosse comuni ogni giorno. Si stima che a Treblinka e altri campi, siano stati sepolti 1 milione 38 mila corpi. Il problema è che non c’è sufficiente spazio per la sepoltura di tutti questi corpi nelle piantine dei campi. Il metodo usato per seppellire i corpi era finalizzato per risparmiare il maggior spazio possibile. I corpi venivano dunque disposti per file nella posizione testa-piede. La testa veniva incastrata tra i piedi di altri due corpi ,e altre due paia di piedi tra due teste. Mentre un uomo seppelliva, un altro li ricopriva nella sabbia. Nel libro si sostiene che le fosse erano lunghe 50 metri, larghe 35 e profonde 10 metri. E’ una fossa enorme, le sue dimensioni sono simili ad una piscina olimpionica, ma molto più profonda. Allora, di quante fosse c’era bisogno per tutti quei corpi? Dai calcoli si ottiene che servivano 21 fosse. Allora, la domanda che bisogna porsi è”, continua il negazionista: “dove sono le altre 17 fosse? Quale sono le possibili spiegazioni? Le fosse erano più profonde, hanno seppellito i corpi fuori dal campo, oppure li hanno seppelliti in un’altra parte del campo. La prova del campo che Treblinka sia esistito, si basa sulle testimonianze dei prigionieri, che tutti i giorni per due anni, hanno dormito e lavorato nell’area del campo adibito alla cremazione. Nessuna testimonianza sostiene la terza tesi. Il problema è che le persone che hanno inventato questa storia non hanno considerato lo spazio che occupano veramente 700.000 corpi. Pensavano che qualche fossa larga fosse sufficiente. Le armate che hanno liberato quel campo dicono di aver trovato una fossa con soli 350 corpi. Come è possibile? Sono stati tutti cremati?“
Lasciamo che il negazionista senza nome si risponda da solo. Lo fa anche bene, ma il punto è: questo individuo (uno dei tanti) potrà con le sue congetture negare l’orrore di quei tempi? La morte, la sofferenza, il puzzo dell’indifferenza. Forse i numeri non saranno precisi, non saranno esatti, ma ci sono e rimangono spaventosi documenti, racconti e foto che riportano storie di famiglie improvvisamente spezzate.
Immaginate che, adesso – in – questo – istante, le persone a voi più care, stiano per entrare in una stanza dove non usciranno mai. Incapaci anche solo di pensare, li vedreste morire, sotto i vostri occhi; gli ultimi sguardi, bui, incomprensibili.
Possiamo fare quindi congetture, ipotesi e tesi? Queste riusciranno, mai, a colmare le lacrime dei sopravvissuti, dei bambini morti ammazzati?





by Gabro

Ferma la deforestazione!

Le foreste in uno scottex














Dal sito di Greenpeace:
"Greenpeace ha protestato oggi di fronte alla direzione della Kimberly-Clark per denunciare la distruzione delle foreste primarie del Canada. La Kimberly-Clark, nota per i marchi Kleenex e Scottex e principale produttore di fazzolettini e carta igienica, dichiara di rispettare rigorosi standard ambientali, ma una ricerca di Greenpeace mette in luce una realtà molto diversa: una parte della materia prima usata dalla Kimberly-Clark proviene infatti dalle foreste primarie."

(Indagine Greenpeace)
Circa un terzo della cellulosa vergine utilizzata per i propri prodotti europei e un quinto della propria produzione internazionale proviene dalle foreste boreali del Canada. Circa il novanta per cento delle operazioni di taglio in questa regione avviene con il taglio a raso che prevede la completa eliminazione della vegetazione, anche in aree di foresta primaria o di foresta di alto valore biologico. Eppure la Kimberly-Clark continua a promuoverne la distruzione, perfino in presenza di valide alternative.
Le imprese tagliano le foreste primarie a una velocità impressionante con la tecnica del taglio a raso - clearcut - che consiste nell'abbattimento di tutti gli alberi in vaste aree di foresta. Questo processo provoca l'abbattimento e la rimozione della quasi totalità della biomassa forestale in aree molto estese - a volte oltre 100 ettari di terreno.
Le foreste boreali del Canada si estendono dalla costa atlantica alla quella pacifica su una superficie vasta 19 volte l'Italia e rappresentano circa un quarto delle foreste intatte del pianeta. Offrono riparo a numerose specie minacciate, come il caribù e il ghiottone, ma anche lupi, aquile e orsi. Sono inoltre abitate da numerosi popoli indigeni che reclamano i propri diritti sulle terre.
La protezione di queste foreste, nelle quali è conservato il maggiore patrimonio terrestre di anidride carbonica sequestrata, rappresenta un passo essenziale per fermare l'effetto serra.


Il punto di vista di Emilz

Sembrerà retorica ambientalista, ma la vita dell'intero sistema che ci circonda dipende in gran parte dagli alberi. Difenderli equivale a difendere noi stessi e la vita dei nostri figli. Ormai le multinazionali hanno un solo interesse: la crescita delle loro tasche. Prendere coscienza della realtà non dovrebbe essere così difficile, basta guardarsi un pò intorno. Possiamo cambiare le cose, solo che non abbiamo la volontà di farlo. Ci sentiamo estranei, invece non lo siamo.




Satira di merda:

"Con tutta la carta che ci serve per pulirci il culo, forse sarebbe meglio non cagare".


Emilz, l'osservatore.

Auto Mon Amour!

“Nel mese di novembre il mercato dell' auto in Europa (Ue a 23 più Efta) è cresciuto del 3,9%, registrando 1.221.393 immatricolazioni di nuove vetture. In Italia il progresso è stato del 6,2%, a fronte di 190.460 nuove immatricolazioni. Nel mese di ottobre, in Europa il mercato era salito del 3,6% a 1.209.209 immatricolazioni, mentre in Italia la crescita si era limitata allo 0,1% con immatricolazioni a quota 186.891. Nei primi 11 mesi dell' anno il mercato europeo ha immatricolato invece 14.289.992 unità, con un progresso dello 0,8%.”
ANSA.

Il mercato dell’auto aumenta, sicuri benefici per tutti i lavoratori del settore, ma (c’è sempre un ma) tra non molto nelle città; le macchine non potranno più camminare per via del traffico (già una triste realtà). L’aspetto più importante da considerare, secondo me, è il crescente inquinamento provocato da queste deliziose auto.
Cominciamo a porci delle domande, invece di essere soddisfatti dell’incremento delle vendite del 3.9%. Alla crescita della spazzatura atmosferica, ne siamo interessati? Forse dovremmo.

Emilz, l'osservatore.

mercoledì 13 dicembre 2006

Mandiamoli a casa quei ragazzi

C’è qualcosa di complesso nella mentalità “scortese“ di tutte quelle persone che pensano alla difesa del proprio paese come un atto voluto da Dio. Gli Stati Uniti sono un grande popolo, con una cultura molto interessante, però sono pervasi da quel senso di potenza che inevitabilmente li devasta, li rende ciechi di fronte al pericolo, sempre più vicino. L’importanza politica così notevole che hanno gli Stati Uniti nei confronti, per esempio, di tutti quei stati del Sud America, è impressionante. Allo stesso modo, in maniera sempre differente, l’asservimento provocato dalla sunnominata “potenza” è riscontrabile in quei paesi che in passato hanno avuto a che fare con gli americani. L’Europa, il Medioriente, alcuni paesi dell’Asia e così via. Tutti concentrati a seguire il modello “perfetto” dei nostri: salvatori, conquistatori, aguzzini, amici, nemici ecc. ecc.
Quando, in una terribile mattina, l’America si è sentita attaccata nel cuore della sua potenza, tutto il mondo ha avuto un sussulto. Quanto è iniquo il mondo. C’è una voce lontana, inascoltata da anni, nessuno sembra volersene accorgere, quantomeno adesso, quando c’è da difendere la sospirata libertà. Ci sono un gruppo di soldati, inetti, in un mondo non loro; che muoiono, che uccidono, per difendere cosa? Io direi, per preservare “l’idea” dell’essere intoccabili, divini, di fronte a tutte le altre razze di questo pianeta, o semplicemente essere lì per i soliti controlli, le solite tattiche politiche. Se prima esisteva l’incubo comunista, da distruggere e debellare, ora la minaccia arriva dai terroristi islamici, incontrollabili nemici, creati su misura in un mondo sempre più vicino al collasso. A rimetterci le penne, saranno sempre giovanissimi inesperti che per un’ideale, o per convenienza, rifiutano la vita, per toglierla in un’altra parte del mondo.

Emilz, l'osservatore.

lunedì 11 dicembre 2006

Dialogo con Umberto Di Grazia

1) Mi può spiegare principalmente di cosa si occupa presso l'Istituto di Ricerca della Coscienza?
L'Istituto della Ricerca della Coscienza nasce,agli inizi degli anni 90, per raccogliere il meglio delle persone ed esperienze fatte nei venti anni precedenti.
Ha come fulcro il fare informazione , la migliore reperibile tra ricerche ed esperienze personali, sulle potenzialità della mente umana e sulle loro possibili ricadute nel bene-essere sociale.
Molti ricercatori, da anni,hanno compreso che i fenomeni Altri ( o paranormali come erano definiti prima, dalle definizioni attuali di"psichici" ) sono un bagaglio di tutti e fanno parte inscindibile del passaggio da fare per giungere ad una migliore sensibilità e Coscienza, l'unica meta da raggiungere se vogliamo una reale crescita.Abbiamo per questo un "forte comitato scientifico" ed un passaggio di persone non scelte a priori .. ma che si aggregano per una spinta indipendentemente dal loro livello sociale e /o culturale.
Stiamo per metterci, anche, in una posizione oltre il "dualismo" della logica comune perchè crediamo, con esperienze sulla pelle, che gli apparenti opposti ( si e no,bello e brutto, buono o cattivo ecc. ) sono dei complementari di un"qualcosa" di UNICO che la nostra,
appunto, logica consueta, rimuove.
Non a caso oltre il 90% di ciò che realmente esiste in noi ed intorno a noi non è "visibile" e sempre non a caso usiamo le potenzialità del nostro cervello all'otto % per cento.
2) Che cos'è la Biostimolazione® applicata?
La Biostmolazione applicata è una unione tra "la forza della mente sulla materia ( studi sul PK di Princenton e non solo..)" e che la realtà stessa è il frutto di un lavoro della mente. La Biostimolazione ti aiuta a come pensare -forme ed immagini- senza l'uso del pensiero parola per poi interagire con persone in disagi psico-fisici. Ti faccio un esempio :" se tu chiudi gli occhi e vedi dentro di te una forma di cavallo, sei portato a pensare con le parole al "cavallo", questo procedimento fa svanire la figura stessa. Invece, se tu a questa forma dai altri nomi ( casa, auto, politico, palude, eccetera..) l'immagine mentale del cavallo rimane e si rafforza ( hai dato un nutrimento alla logica comune e questo ti permette di andare nei dettagli del pensato che rimane in base alla tua preparazione...) e crea, a certi livelli, un campo molto denso di energia. Bene, se tu sei "fortemente motivato ad aiutare il prossimo senza pensare a compensi di nessun tipo e sai controllare l'ego, dopo certi risultati positivi, puoi diventare un buon Biostimolatore ed essere utile a te stesso e agli altri.
Spero di essere stato chiaro, perché è molto bello vedere dei risultati e capire che noi abbiamo veramente tutto per poterci aiutare nel crescere, nonostante non siamo stati informati, hai la certezza che sei migliore di quello che ci hanno voluto dire.
3) In questo momento, nella situazione attuale della nostra società, qual è il rapporto della gente con la "medicina alternativa", con "l'altra informazione"? C'è lapossibilità di allargare queste conoscenze, anche per coloro che vogliono studiarle da lontano, senza coinvolgimenti?
Per studiarle, ti ripeto, ci vuole una forte e sana motivazione e per i riferimenti, se uno vuole, oggi, per fortuna, ce ne sono molti e anche importanti.Gli studi migliori sono della famosa "Mc Gill University di Montreal" fatti negli anni ‘70 da ricerche del biochimico dott. Bernard Grad e le ricerche della facoltà di psichiatria di Montreal e di fisiologia dell'università di Manitoba in Canada,. senza dimenticare le prove ed i risultati della Mind Science Foundation - San Antonio nel Texas : In tutti questi centri e in molti altri, fu definito il tipo di energia che esce dal corpo umano e la sua interazione con forme varie di vita ( enzimi, cellule ed altro).
Io non parlerei di medicina alternativa, indica una scelta ed una separazione ma parlerei di ricerche su ciò che è utile realmente per il benessere della persona, ed è diritto di tutti informarsi, sperimentare e riferire, nonostante i blocchi e le deformazioni a favore dell'impero del materialismo oggettivo ( sostenuto dalle Multinazionali..) e le menti che amano delirare e pensare a soluzioni senza un minimo di attendibilità.

4) Al contrario, che tipo di rapporto c'è, invece, con la medicina "classica"? C'è qualche tipo di collaborazione, oppure lavorate su strade diverse, senza incontravi mai?
Ci sono contatti con medici primari e specialisti di vari settori che di fronte ai risultati attendibili ti diventano amici e, nonostante i "blocchi dominanti", direi "imposti", incominciano a voler riferimenti e cercano di comprendere, andare oltre.
Direi che personalmente, dopo che dimostri che hai dei risultati da mettere "sul piatto", non fuggono più, anzi, sentono il bisogno di approfondire cos’è "la migliore realtà” , quanto la forza della mente può incidere nella malattia e nella risoluzione della stessa? Così si sta attenti, cercando di non parlare sommariamente di psicosomatica, ma di qualcosa di molto più "influente" e che ha a che fare con la fisica stessa e con il perchè "noi siamo".



Stanislao Nievo, scrittore. Umberto Di Grazia, sensitivo. Mario Bruschi, fisico.
Tre anime indagatrici nei confronti della vita: "Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo"? Alle tre domande cercano di rispondere con coraggio e con intelligenza, non dimenticando i limiti della scienza. Libro interessante e consigliato.

sito dell'Istituto:
http://www.coscienza.org/


Emilz, l'osservatore.

domenica 10 dicembre 2006

La morte come salvezza?

L’eutanasia è un argomento molto delicato e per fornire giudizi attenti e poco superficiali, bisognerebbe comprendere maggiormente i motivi che spingono un malato a decidere di morire. Molte malattie o traumi che portano per esempio alla paraplegia, non permettono di sopravvivere in maniera autonoma. Tutti coloro che si ritrovano in questo stato, sentono il peso, sempre maggiore, del non essere, quasi fossero destinati all’immobilità eterna. Le condizioni di vita per un malato non sono semplici, spesso appesantite da un dolore fisico estenuante, e l’impossibilità del non agire sul proprio corpo, può esasperare enormemente il degente. La scelta dell’eutanasia perciò è riconducibile prevalentemente a un allontanamento, sempre crescente, dalla vita normale. Se poi ci aggiungiamo; il dolore fisico e la mancanza di comunicabilità con il mondo esterno, tutta la situazione si aggrava in maniera esponenziale.
La domanda ricorrente è: l’eutanasia, cioè indurre la morte in un uomo consenziente, è il miglior modo per non vedere più soffrire una persona che sente di non appartenere più al mondo?
E’ una domanda davvero difficile. In pratica, giuridicamente, il paziente autorizza un’istituzione a togliergli la vita. Ma chi è che si prende la responsabilità del gesto?
Questo è un argomento dove ognuno potrà porre mille interrogativi e tantissime perplessità. Ma se si cerca dentro di noi la risposta, ci accorgeremmo che la libertà, non quella di poter scegliere di morire, ma la libertà interiore, può spingerci oltre al senso “alienante” del non essere o all’estrema difficoltà nel non provare dolore. Quello che mi chiedo è: la sofferenza può essere debellata dall’amore interno? Quando parlo di amore, non uso questo termine così usurpato dalle masse, ma dell’amore incondizionato per ciò che siamo e soprattutto per ciò che stiamo vivendo, anche nelle situazioni più estreme.
Sto cercando di capire se il concetto di scelta, inteso come “scegliere di morire”, sia un atteggiamento intelligente di fronte a una “prova” della vita importantissima. L’eutanasia non è forse un atto troppo semplicistico di chiudere baracca e burattini, quando anche in quello stato, così duro e difficile da sopportare, può essere un modo per crescere e comprendere il movimento della mente in tutte le sue forme? Lo so, dare una risposta a queste domande è assai complesso. E’ complesso perché ognuno di noi, guardando in faccia il dolore ha una grande paura. Resistere al dolore per molti è incomprensibile. E’ proprio in questo momento che l’uomo, capace di intendere e di volere, decide di morire. La morte diventa una liberazione da questo “male”(anche psicologico) così incessante.
Coloro che avranno voglia di scoprire i comportamenti profondi della loro personalità, allontaneranno con forza l’idea di morire, mentre altri, sopraffatti dal senso della malasorte e dalla sofferenza, grideranno e chiederanno una morte anticipata (probabilmente inesaudita, come succede nel nostro paese).

Emilz, l'osservatore.

venerdì 8 dicembre 2006

A Natale si può fare di più...?


C’è una pubblicità che io detesto che dice: “A Natale, a Natale, si può fare di più…” e così via. Uno spot melenso e ipocrita come se ne vedono molti di questi tempi, dove tutto appare armonioso e perfetto, lindo e preciso. Lo definirei: “il sogno occidentale”, spasmodico e rivoltante.
Ogni anno, per decenni, tutte le popolazioni più “agiate” cominciano la rincorsa verso l’acquisto dei più svariati prodotti da regalare durante le feste. Gente che impazza per le strade alla frenetica ricerca dell’ultimo modello di cellulare o qualsivoglia aggeggio, impreziosito da una carta regalo ultra lucida per fare la figura del ganzo e ricevere sorrisi di circostanza e di finto affetto. Sì, è così, non penso di esagerare, perché è nella nostra mentalità, quantificare il nostro fasullo amore con la playstation ultimo tipo, quando basterebbe ritrovarsi in famiglia e passare serenamente; delle ore in compagnia.
Devo dire che ogni anno, quando è il momento di scartare i regali, sento su di me un peso e un imbarazzo sempre più grande. Sembrerà banale, per me non lo è, ma la notte di Natale è diventata una dimostrazione materialistica del volersi bene. Magari c’è gente che non ne vuol sentir parlare di regali, ma la stragrande maggioranza è entusiasta di spendere e spandere soldi dappertutto. Indubbiamente per l’economia è una ventata di aria fresca, questo non lo contesto, però vorrei portare all’attenzione un tema importante. Per i Cristiani dovrebbe essere un momento spirituale; qualcuno va a messa, altri accendono una candela, altri si ricordano di mettere Gesù bambino nel presepe. Per coloro che non sono credenti, tutto fila liscio, perché possono essere liberi da ogni “regola spirituale”, permettendosi di fare quello che vogliono. Qual è la linea di confine tra il giusto e lo scorretto? Moralmente, siamo capaci di distinguere il piacere dalla necessità di una riflessione intelligente? Cristiani o atei, non cambia nulla. E’ di fronte a noi stessi che facciamo i conti con la superficialità di un'azione abitudinaria, che si ripete da anni; scartare regali e sentirsi appagati dal gesto, dall’oggetto ricevuto.

Ho sempre presente, nel mio cuore, quei piccoli bambini africani, asiatici, di tutto il mondo povero, che durante l’anno, muoiono di fame. Quando scarterete quei regali prestate attenzione a questa analogia: per ogni regalo scartato, in quel preciso istante, un piccolo bambino si spegnerà per mancanza di cibo. Inevitabilmente, quel gesto diverrà futile e incomprensibile.

Emilz, l’osservatore.

giovedì 7 dicembre 2006

Tibet

Il filmato dell'omicidio.

China: Would You Shoot Me Too?














UN POPOLO IN FUGA
Militari cinesi uccidono sette profughi tibetani che tentavano di fuggire in Nepal

Di Naoki Tomasini
Peacereporter, 6 ottobre2006

La mattina del 30 settembre, una lunga e silenziosa fila di profughi tibetani avanzava verso sud, verso il Nepal, passando per i valichi dell’altipiano himalayano, vicino al campo base che i trekkers stranieri usano per preparare le ascensioni dell’Everest. Provenivano dalla regione orientale del Kham, erano privi di attrezzature moderne per la sopravvivenza in montagna ma affrontavano il gelo e i disagi dei sentieri poco battuti nella speranza di non essere scoperti dalla guardie cinesi e di raggiungere il Nepal o l’India, e comunque la libertà.
La testimonianza. Mentre si trovava nei pressi del passo Nangpa, la colonna dei profughi, composta da circa settanta persone, è stata intercettata dai soldati cinesi, che hanno iniziato a sparare uccidendone alcuni, mentre il resto della compagnia, preso dal panico, tentava di disperdersi. Il tutto è successo sotto gli occhi di diversi gruppi di alpinisti, che non hanno potuto fare altro che raccontare alla stampa l’orribile episodio. Uno di loro –rimasto anonimo - ha ripercorso quei momenti sul suo blog: “abbiamo visto una fila di tibetani che puntava verso il passo Nangpa, una vista abbastanza comune. Poi, all’improvviso, abbiamo iniziato a sentire spari, senza preavviso. La fila di persone ha iniziato a correre nella neve lungo il fianco della montagna. Quando gli spari sono cessati abbiamo visto due figure cadere e non rialzarsi”. Il passo Nangpa, una delle principali vie commerciali tra Tibet e Nepal, si trova a oltre 5400 metri di altitudine, non distante dal Campo Base Avanzato del monte Cho Oyu, dove quel giorno si trovavano almeno dieci spedizioni di scalatori.
Sette vittime. Del gruppo dei profughi, sette persone sono state uccise, cui una monaca buddista poco più che ventenne e un bambino, i loro compagni di viaggio hanno dovuto abbandonare i corpi nella neve. Solo quarantatre sono riusciti a raggiungere il Nepal. Gli altri non è chiaro che fine abbiano fatto, ma è probabile che siano detenuti dalle forze di sicurezza cinesi. Lama Tsering, un religioso tibetano in esilio, ha commentato “quei poveretti saranno torturati e perseguitati per il resto delle loro vite. Per un tibetano forse è meglio morire che finire nelle mani dei soldati Han”. Uno dei supersiti che hanno raggiunto il centro per i rifugiati tibetani di Kathmandù, ha dichiarato “Quando i mitra hanno iniziato a sparare siamo corsi in tutte le direzioni. Siamo tornati indietro per cercare di evitare i soldati. Poi, dopo essere rimasti nascosti per ore, abbiamo scavalcato il passo nel mezzo della notte”. Secondo l’organizzazione International Campain for Tibet, a sparare ai profughi dovrebbero essere stati membri del Pap, People Armed Force, una forza paramilitare cinese che si occupa di sicurezza interna e dei confini. I militari del Pap sono la sola forza armata che si occupa di sorvegliare gli alti passi montani del Tibet. Diverse volte in passato questa milizia ha arrestato e ucciso i tibetani che tentavano di fuggire
In fuga. Ogni anno sono tra i due e i tremila i profughi tibetani che cercano di raggiungere il Nepal o l’India, un terzo dei quali sono bambini. Alcuni lo fanno per raggiungere il Dalai Lama, che si trova in esilio nella città indiana di Dharamsala, altri per studiare nelle scuole e nei monasteri tibetani in esilio, dove la loro identità e religione non vengono perseguite. Il numero delle persone che fuggono dal Tibet cresce in modo proporzionale all’aumento della presenza cinese sull’altipiano, dove da oltre cinquant’anni si consuma il genocidio culturale -e non solo- dei tibetani, perseguitati e uccisi a causa della fede buddista e della fedeltà al loro capo religioso e politico, il Dalai Lama. Quest’ultimo ha rinunciato da tempo a rivendicare l’indipendenza del Tibet, e sta cercando, da alcuni anni, di aprire dei colloqui con Pechino allo scopo di tutelare i diritti dei tibetani che non sono fuggiti. Le autorità cinesi però, hanno sempre respinto le offerte e continuato la repressione.

COMUNICATO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIA-TIBET


La notizia di questa nuova, efferata strage di sette innocenti tibetani (tra essi una giovane monaca e un bambino), uccisi lo scorso 30 settembre dai sodati cinesi nei pressi del confine nepalese mentre cercavano di lasciare il Tibet, non lascia dubbi circa la volontà del governo cinese di impegnarsi in una qualsiasi forma di dialogo distensivo con i rappresentanti del governo tibetano in esilio. Nessuno spiraglio anche per quanto riguarda l'auspicato miglioramento del rispetto dei diritti umani e della libertà di un popolo. Il brutale assassinio di sette persone "colpevoli" solo di fuggire da un regime totalitario e repressivo deve indurre ad una riflessione sulla reale volontà di Pechino di aprirsi a qualsiasi forma di democrazia o di giustizia, valori che una comunità internazionale compiacente e timorosa di perdere lauti profitti non esige né tantomeno seriamente discute.Nel denunciare la gravità e la barbarie di quanto accaduto, l'Associazione Italia-Tibet si appella all'opinione pubblica, alle istituzioni, alle associazioni che si battono per il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo, agli organi di stampa e allo stesso Governo Tibetano in Esilio affinché esprimano piena ed aperta condanna di questo ennesimo eccidio e il sacrificio di sette innocenti vite non finisca nel silenzio e nell'oblio collettivo.


Milano 6 ottobre 2006
www.italiatibet.org

Il punto di vista di Emilz

La situazione in Tibet è diventata davvero insostenibile. Può la comunità internazionale rimanere in assoluto silenzio dopo questo omicidio inutile e insensato? Eppure sono passati già due mesi e le voci "importanti" non si sono fatte sentire. Certamente l'opinione pubblica è indirizzata verso altri tipi di conflitti, non possiamo permettere che questo episodio venga dimenticato. Ognuno di noi dovrebbe porre maggiore attenzione a tutte quelle persone che inevitabilmente gli vengono a mancare i diritti più importanti. Cosa abbiamo in più rispetto a un tibetano o a un povero africano che non sa come vincere la fame? Abbiamo tanto, anche troppo.
Proprio perchè abbiamo così tanto che dobbiamo maggiormente guardare verso coloro che vivono in una situazione difficile.
Aiutiamoli. Sentiamoci parte di un unico paese!

Questo è il link per mandare le proprie foto:
http://chinawouldyoushootme.org/

Citazione:
"Tutti gli esseri viventi, a partire dagli insetti, desiderano essere felici e non vogliono soffrire. Tuttavia, mentre ognuno di noi è un solo individuo, gli altri sono infiniti in numero. Ne consegue chiaramente che è più importante la felicità altrui della tua sola".
Dalai Lama.

Emilz, l'osservatore.

Il Senso del Male

"La fine è il mio inizio" di Tiziano Terzani

Tiziano al figlio Folco:


«… e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita?»





Insieme al figlio, Tiziano Terzani ci regala una visione della vita davvero importante, ricca di senso dell'umorismo e priva di paura di fronte a una morte imminente, un "cancro salvatore" .


Giornalista, inviato di guerra (in Asia), scrittore per un giornale tedesco; "Der Spiegel", sempre in prima linea di fronte ai cambiamenti storici, come: la guerra del Vietnam, la guerra in Cambogia, la rivoluzione culturale in Cina e la fine del comunismo sovietico, Tiziano Terzani, alla fine della sua fortunata vita, svela al figlio, la crescita e la maturazione di un uomo che ha raggiunto la consapevolezza e la pace interiore.

Un libro importantissimo per tutti coloro che hanno voglia di relazionarsi con l'avventura di questo grande giornalista.

"Anam, il Senzanome" è invece l'ultima intervista a Tiziano Terzani firmata da Mario Zanot.

"Un nome appropriatissimo, mi parve, per concludere una vita tutta spesa a cercare di farmene uno!"

Le parole di Tiziano Terzani si muovono in tutte le direzioni, dal conflitto americano in Afghanistan alla religione, dal significato della vita e della morte all'essere immobili di fronte la natura.

Un percorso lento e tortuoso, incessante e magnifico, da scoprire
e custodire.

Govinda Hare.

Citazione:
"il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta;
il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non nell'arrivare."
Tiziano Terzani (In Asia)

Emilz, l'osservatore.

Perchè un blog?

Aprire un blog nasce dall'esigenza di mostrare agli altri i propri punti di vista, che siano condivisibili o meno. Niente di più difficile, perchè ognuno, quando mostra all'altro la propria idea, pensa sempre di essere dalla parte giusta, commettendo l'errore del non ascolto, perdendo l'occasione di carpire il messaggio altrui.

Vivere nella società contemporanea è davvero stimolante, perchè ogni occasione è buona per crescere, soprattutto quando intorno a te ci sono conflitti di ogni sorta, meccanismi ormai consolidati di attacco e di difesa. Il rapporto con -l'altro- è fugace, spesso meschino e contraddittorio, specie in famiglia, quando il legame diventa mera abitudine. Non c'è forse l'esigenza del cambiamento?

Quanti di voi sanno esattamente dove stiamo vivendo? Ci conosciamo abbastanza per capire l'azione dei nostri comportamenti in determinate situazioni della nostra giornata?

Rispondere a queste domande richiede impegno, ma anche determinazione e attenzione ai movimenti esterni, ma soprattutto quelli interni della nostra personalità, sempre alla ricerca di qualcosa che sfugge, tipo l'incontrollabile felicità.
L'insoddisfazione della gente è diventata una "malattia" morbosa dal quale nessuno sembra voler accorgersi. Un morbo da dover debellare con la nostra intelligenza.

Molti saranno gli argomenti che cercherò di mettere in evidenza, spero mi vogliate seguire in un percorso senza strade.

Citazione:
"La verità è una terra priva di sentieri"
Jiddu Krishnamurti

Emilz, l'osservatore.