domenica 18 febbraio 2007

Losar Tashi Delek

Losar Tashi Delek. Happy Tibetan New Year!
Thanks to Jorden for this beautiful image

http://www.studentsforafreetibet.org/


sabato 17 febbraio 2007

Matte painting - Primo esperimento

Che cos'è il Matte Painting?
Per Matte Painting si intende una tecnica usata prevalentemente in ambito cinematografico utile alla creazione (o all'estensione) di scenografie virtuali.
Originariamente il procedimento consisteva nel dipingere il necessario (tramite colorazioni ad olio) su delle lastre di vetro per poi porre quest'ultime al di sopra della pellicola (o dei singoli fotogrammi). Tutto ciò al fine di raggiungere il risultato desiderato.
Oggigiorno la realizzazione avviene esclusivamente in ambito digitale utilizzando software di painting e manipolazione di immagini (come Adobe Photoshop) unito a una periferica di input manuale chiamata "tavoletta grafica" (graphic tablet).
È una tecnica di indiscussa utilità in quanto permette la creazione di ambientazioni virtuali inesistenti o troppo costose da filmare. È una disciplina ibrida; presuppone delle ottime capacità di manipolazione di immagini, disegno, pittura e buone nozioni di prospettiva e fotografia. Wikipedia.
Qualche giorno fa ho provato a costruire un Matte Painting con Photoshop.

Vi faccio vedere quali sono stati alcuni elementi che ho prelevato da internet.

Il cielo:










Il castello:










La strada innevata:










La barriera di ghiaccio:








Il risultato finale:



E' molto divertente provateci!

Emilz. l'osservatore.

giovedì 8 febbraio 2007

Siamo troppo paraculi

Qualche giorno fa in famiglia si è discusso sul problema dell'inquinamento. Per alcuni dei miei famigliari le cose sarebbero normali, perchè si tratterebbe di eventi naturali, ciclici.
Per loro, ma chissà per quanta altra gente, l'inquinamento non ha la potenza necessaria per cambiare le sorti del clima e di tanti altri fattori descritti ampiamente nell'articolo che segue.
A volte è più facile tirarsi indietro che cercare di modificare le ampie stupidaggini che stiamo commettendo.

EFFETTI A SCALA GLOBALE
I gas serra L'accumulo di gas serra nell'atmosfera sta producendo un aumento della temperature globale, con effetti sul livello del mare, sulla frequenze di siccità e alluvioni, su agricoltura e biodiversità e quindi sui diversi settori socio-economici. I principali gas serra sono l'anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto. Inoltre, il generale aumento dell'ozono troposferico (O3), causato dalle emissioni di ossido di azoto (NOx) e composti organici volatili non metanici (COVNM), contribuisce all'aumento della temperatura globale. Il maggior contributo del settore dei trasporti stradali ai gas serra viene dato in termini di CO2. Pur contribuendo del solo 24% alle emissioni totali nazionali, dopo il settore della combustione, durante la produzione di energia e industria di trasformazione, le emissioni di CO2 dei trasporti stradali mostrano un andamento costante crescente dal 1980 al 1997, seguendo un trend opposto rispetto alle altre sostanze. Tale tendenza sembra dovuta all'aumento delle percorrenze complessive e del numero delle autovetture, nonché ad un relativo aumento delle cilindrate all'interno di ciascuna classe nei modelli di più recente immatricolazione. I fattori di emissione medi su percorso urbano di CO2 (grammi/veicoli a chilometro) è minore per le auto non catalizzate di piccola cilindrata (<1,4>2 litri) hanno un contributo di emissione anche due volte superiore (Anpa, 2000). Le emissioni di anidride carbonica globali, fortemente collegate al consumo di combustibili fossili, seguono lo stesso trend positivo dal 1980 al 1997, con un lieve calo nel biennio '93-'94, attribuibile all'andamento negativo dell'economia del Paese. Inoltre, utilizzando il CO2 equivalente per valutare le emissioni dei principali gas serra (anidride carbonica, metano, e protossido di azoto) si osserva che in Italia l'emissione procapite di gas serra, per il periodo 1990-97, è inferiore rispetto ai paesi dell'Unione Europea dei 15 e dei Paesi industrializzati e a economia di transizione (come definiti dal protocollo di Kyoto), ma mostra un trend completamente opposto: mentre negli altri Paesi si assiste ad un decremento delle emissioni procapite, in Italia si ha un aumento, in segno opposto rispetto agli obiettivi nazionali del protocollo di Kyoto, che prevede una diminuzione delle emissioni annue, come media del periodo 2008-2012 pari al 6,5% rispetto al 1990. Per quanto riguarda l'ozono, particolarmente critica la situazione su tutto il territorio nazionale per il quale si registrano in più del 90% delle informazioni disponibili il superamento del livello di attenzione (180ug/m3). Da ricordare che l'ozono è un inquinate secondario, che si forma per reazione di altre sostanze, come gli ossidi azoto (con effetto anche acidificante) e i composti organici volatili non metanici e il monossido di carbonio. Le emissioni totali di NOx tra il 1984 e il 1992 sono aumentate del 33%, per poi invertire la tendenza dal 1993 in poi fino alla riduzione del 16% nel 1997 rispetto al 1992. Il contributo dei trasporti stradali alle emissioni degli ossidi di azoto aumenta del 48% dal 1980 al 1992, per poi decrescere fino a arrivare nel '97 a rappresentare il 53% delle emissioni totali di NOx, di cui il 30% nelle aree urbane (Anpa, 2000). I cambiamenti climatici Il 1998 è stato l'anno più caldo dal 1860, anno a partire dal quale si hanno dati confrontabili, con un aumento della temperatura media di 0,6 gradi centigradi negli ultimi cento anni. Ormai non c'è più alcun dubbio sulla correlazione tra questo aumento della temperatura e le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera, aumentate del 30% dall'inizio della rivoluzione industriale. Secondo gli ultimi rapporti dell'IPCC (l'Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo di di ricerca sul clima globale delle Nazioni Unite) le emissioni di gas serra prodotti da attività umane stanno crescendo ad un ritmo annuo compreso tra lo 0,5% e l'1%, pari a circa 23 miliardi di tonnellate annue di anidride carbonica, e le attività umane sono le maggiori responsabili dell'aumento della temperatura degli ultimi cinquanta anni. Con questo andamento la temperatura media aumenterà entro il 2100 tra 1,4 e 5,8 gradi rispetto ai livelli attuali. L'anno 2000 è stato il sesto anno più caldo dal 1860, con una temperatura media di 0,39 gradi superiore alla media degli ultimi 120 anni; considerando il solo emisfero settentrionale la differenza rispetto alla media è stata di 0,69 gradi. Nonostante in molte parti del mondo si sia manifestata una siccità devastante, il 2000 è stato il terzo anno più piovoso degli ultimi 120 anni, con 41,9 millimetri di pioggia oltre la norma (dati NOAA: National Oceanic and Atmospheric Administration). Lo scenario futuro Lo scioglimento dei ghiacciai è la prima conseguenza dell'aumento della temperatura media del Pianeta, che determinerà l'aumento del livello dei mari, con effetti a catena: il livello dei mari aumenterà di 5 millimetri all'anno, determinando l'aumento di fenomeni di piene fluviali, aumento di precipitazioni e alluvioni, riduzione della disponibilità di acqua dolce, erosione costiera accelerata, montagne senza neve, epidemie di colera e malaria ai Tropici. Parte di questi effetti sono già visibili. L'altezza delle onde marine dell'Oceano Atlantico sulle coste è aumentata di circa un metro negli ultimi trenta anni e il numero dei giorni di mare in tempesta tra gli anni '70 e '80 è raddoppiato fino ad arrivare a 14 al mese (dati Università di Brema). Secondo l'Ipcc i ghiacci del mare artico si sono ridotti tra il 10 e il 15%, mentre quelli dell'Antartico si sono ritirati verso il sud di 2,8 gradi di latitudine a partire dalla metà degli anni '50, e la copertura di ghiaccio di fiumi e di laghi settentrionali dura in media 2 settimane in meno rispetto al 1850. Secondo uno studio recentemente presentato a San Francisco, l'estensione del ghiacciaio del Kilimangiaro è diminuita dal 1912 ad oggi dell'82%, passando da una superficie di 12,1 chilometri quadrati a 2,2 e se il globo continua a riscaldarsi con questo ritmo nel giro di 15-20 non resterà più traccia delle sue nevi perenni, con gravi ripercussioni su tutta la regione (perdita di acqua potabile e per l'irrigazione, e quindi sulla produzione agricola, nonchè sul turismo). Lo stesso studio segnala che la stessa sorte si sta verificando anche per altre montagne: come il ghiacciaio Quelccaya delle Ande peruviane che si è ristretto del 20% dal 1963. Il futuro imminente quindi vedrà aumentare il rischio alluvioni in alcune aree mentre diminuiranno le piogge in altre destinate a diventare semi-desertiche. L'aumento delle ondate di caldo, accompagnato spesso da maggiore umidità e inquinamento, porterà ad un aumento dei malori per il caldo, e ad un probabile aumento di malattie infettive come malaria e colera e di inondazioni. Queste a loro volta aumenteranno i rischi di annegamenti, diarree e infezioni respiratorie. I cambiamenti climatici e lo scenario futuro dell'Italia Anche per il nostro Paese si osservano già attualmente i primi effetti dell'aumento della temperature, che per l'Italia è di 0,7 gradi centigradi negli ultimi 100 anni. Così anche i ghiacciai delle Alpi nell'ultimo secolo la loro estensione in Italia è diminuita di quasi la metà: dai circa 1.000 chilometri quadrati della fine del secolo ai 500 di oggi, come dichiarato dal presidente del Comitato Glaciologico Italiano. Una delle dimostrazioni più evidenti è il caso di Forni in Valtellina, il più grande ghiacciaio italiano, il cui fronte è arretrato di 2 Km, perdendo il 15% della sua superficie, negli ultimi cento anni. Ma per altri ghiacciai minori la riduzione areale è maggiore: il Teodulo-Valtourneniche nei pressi di Cervinia in Val d'Aosta ha perso il 75% della superficie, così come il Tyndal sotto al Cervinio. Le possibili conseguenze non riguardano solo la perdita di paesaggio, ma anche aumento di rischio frane e dissesti geologici, nonché diminuzione della disponibilità della risorsa idrica. Da uno studio del Cnr sull'andamento climatico degli ultimi cinquanta anni nel nostro Paese si scopre che già in questo lasso di tempo si sono verificati cambiamenti nel clima. Negli ultimi 50 anni la quantità di pioggia annua media è diminuita del 10%, ma tende a concentrarsi in un minor numero di giorni, con eventi più intensi di carattere alluvionale. Al Nord su una media di 1.000 millimetri di pioggia all'anno (1 millimetro di pioggia equivale a 1 litro per metro quadro), il calo è stato dell'8%; al Centro su una media di 750 millimetri la diminuzione è stata del 10% e al Sud del 12% su una media di 600 millimetri annui. E così sono diminuite anche le precipitazioni nevose a tutte le quote: facendo riferimento ad una delle stazioni meteorologiche più significative in questo settore, quella del Plateau Rosa a quota 3.480 metri, nel periodo dal 1952 al 1991 c'è stato un calo del 45%, con una riduzione della copertura nuvolosa di circa il 20%. E se l'aumento della temperatura media annua su tutto il territorio della penisola negli ultimi 50 anni è stato dello 0,7 gradi centigradi, per i grandi centri urbani gli aumenti sono stati più marcati, fra 1 e 2 gradi, con un raddoppio, da 10 a 20, di eventi di onde di calore, fenomeni meteorologici estivi più temuti che fanno registrare innalzamenti bruschi della temperatura anche di 7/15 gradi, con pesanti effetti sulla salute della popolazione più debole. Il clima dell'Italia tra 50 anni Secondo uno studio dell'Enea e dell'Ipcc nel 2050 la temperatura media sarà più elevata di circa 3 gradi, con un aumento più accentuato al Nord, con un incremento della piovosità invernale del 10% nelle regioni settentrionali e un calo del 30% di quella estiva nel Sud. I ghiacciai si ridurranno di altro 20-30%. Il livello del Mediterranneo aumenterà di "appena" 20 centimetri. Ma questi basteranno a far verificare a Venezia fenomeni di acqua alta superiori al metro tra gli 80 e i 115 giorni all'anno (oggi sono appena 7). A queste condizioni i centri abitati di Venezia, Chioggia e delle isole minori rischiano un lento ed inesorabile allagamento. Ma a rischio non è solo Venezia: attorno al 2050 saranno a rischio inondandazione 4.500 chilometri quadrati di aree costiere: il 65% si trova al sud, il 25,4% nel Nord e il 5,4% nell'Italia centrale e il 6,6% in Sardegna. Le conseguenze saranno pesanti, con danni che rischiano di essere di migliaia di miliardi.
sito: http://www.miw.it/Inquinamentodatraffico6.htm

Emilz, l'osservatore.

giovedì 1 febbraio 2007

I ghiacciai del Tibet si sciolgono

PECHINO - La temperatura sull'altopiano del Tibet, dalla quale dipende il tempo in altre regioni della Cina e del mondo, è aumentata di 0.42 gradi ogni decade a partire dal 1980. Lo afferma oggi Xu Xiangde, un esperto dell' Accademia Cinese delle Scienze meteorologiche citato dal quotidiano China Daily. Le dichiarazioni di Xu precedono di un solo giorno la diffusione del rapporto sui cambiamenti del clima elaborato da 500 scienziati riuniti a Parigi sotto l' egida dell' Onu. Una delle conseguenze più gravi del surriscaldamento, spiega Xu, sarà il cambiamento del volume dell'acqua dei grandi fiumi cinesi come lo Yangtze ed il Fiume Giallo. In un primo momento, il volume aumenterà, aggravando il pericolo di straripamenti ed inondazioni; poi si ridurrà, rafforzando il processo di desertificazione già in corso. I ghiacciai del Tibet, dai quali nascono i principali fiumi dell' Asia tra cui il Bramhaputra ed il Mekong, avranno nel 2050 una superficie di un terzo inferiore a quella attuale, ha aggiunto lo scienziato. Per sottolineare l' influenza del clima del Tibet su quello nel resto della Cina, Xu ha ricordato che le disastrose inondazioni del 1998 furono precedute da "forti movimenti di nuvole" sull' altopiano.
ANSA
Il punto di vista di Emilz
Avevo riportato qualche giorno fa, l'nnalzamento delle temperature nella capitale del Tibet, Lhasa. La capitale del Tibet, invasa negli anni '50 dalla Cina, ha registrato un picco di ben 20° nei primi giorni di Gennaio, temperatura altissima viste le alte quote dove è situata la città.
C'è una qualche speranza di cambiamento?
Forse solo quando peggioreranno le cose l'uomo riuscirà a comprendere la propria indifferenza nei confronti della Terra.
Il rischio è tangibile già ora, ma come se niente fosse continuiamo a non vedere.
Emilz, l'osservatore.