giovedì 5 luglio 2007

L'industria dei psicobimbi

Gardiner H. Psychiatrists, children and drug industry’s role. The New York Times, May 10, 2007.
Nel Minnesota, stato USA al confine col Canada, in un periodo di cinque anni, le somme di denaro trasferite dalle industrie agli psichiatri sono aumentate di sei volte, per un totale di 1.6 milioni di dollari. Contemporaneamente il numero di prescrizioni di farmaci antipsicotici a bambini, soprattutto contro l’inappetenza e il disturbo bipolare, è aumentato di dieci volte.
Una legge del Minnesota, obbliga le industrie farmaceutiche a dichiarare i compensi accordati ai medici in cambio di prestazioni quali presentazioni a congressi, corsi, pubblicazioni scientifiche. Grazie a questo provvedimento il New York Times ha potuto fare i conti in tasca agli specialisti.Gli interessati hanno fatto spallucce. I produttori di farmaci sostengono che lo scambio di informazioni tra industria e medici sia una conseguenza della nascita e sviluppo di nuove molecole e sarebbe irragionevole non incaricare proprio chi conosce bene un prodotto e lo utilizza a presentarlo ai colleghi in qualità di esperto. Dall’altra parte si difendono i medici che, credendo nell’efficacia di un farmaco, si sentono motivati ad accettare incarichi con incentivi e ribadiscono la propria indipendenza decisionale da eventuali interessi finanziari.
La questione però non è di così semplice interpretazione, anzi da sempre accende dibattiti lungi dall’esaurirsi, tanto che le maggiori riviste scientifiche pubblicano ricerche in cui, con un cento disappunto, si dà conto di un rapporto troppo stretto tra medici e industria. Solo poche settimane fa il New England Journal of Medicine ha pubblicato un articolo in cui si denuncia come il 94 per cento degli operatori sanitari intrattenga rapporti con le aziende farmaceutiche (vedi l'articolo «Pagare per approvare»).Ma non basta la buona fede degli uni e degli altri a fare da baluardo all’indipendenza delle scelte terapeutiche?Secondo i giornalisti del NYT no: incrociando i dati dei libri paga delle aziende con le prescrizioni degli specialisti a carico del servizio gratuito Medicare effettuate tra il 200 e il 2005 hanno prodotto questo grafico esplicativo:
Sembra quindi che, in linea generale, i doni possono influenzare le prescrizioni, anche di chi è in buona fede. Oltre alle prescrizioni anche le diagnosi possono essere influenzate. A un numero crescente di bambini (fin dai tre anni di età) viene diagnosticato il disturbo bipolare: un fenomeno che, sostiene un recente editoriale pubblicato sul New Scientist, non ha spiegazioni logiche, anche perché l’incremento sembra riguardare solamente gli USA; infatti, qualora i piccoli pazienti siano nuovamente sottoposti a diagnosi questa malattia è confermata solo nel 18 dei casi (Anonimo New Scientist 2007).
Secondo Kevin O'Connor, presidente della società di psichiatria del Minnesota, le industrie farmaceutiche premono affinché si diffondano le diagnosi di disturbo bipolare anche nei bambini. Come? Finanziando ricerche e linee guida che ne definiscono i confini. Sotto questo stimolo negli USA le diagnosi di disturbo bipolare sono aumentate di 5 volte negli ultimi 8 anni. L’incremento della prescrizione di farmaci antipsicotici vien da sé.
E in Italia? La prescrizione di farmaci psichiatrici è meno frequente che negli Stati Uniti. Tuttavia molto clamore ha suscitato la decisione del Ministero della Salute di reintrodurre il metilfenidato per il trattamento della sindrome da defict dell’attenzione e di abbassare l'età a cui si può prescrivere l'antidepressivo fluoxetina (8 anni). Per evitare prescrizioni facili a bambini disattenti il Ministero della salute ha disposto due misure: l'istituzione di alcuni centri regionali attrezzati alla diagnosi e cura dell’ADHD e la raccolta dei dati (criptati) di ogni bambino trattato in un unico registro.Sono molti gli esperti che chiedono analoghi interventi anche per regolare l'uso degli antidepressivi.
dal sito:http://www.partecipasalute.it/cms/?q=node/622

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